C’è
sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi. Nel mare di dolore, di rimorsi e
di rimpianti. Tra i sensi di colpa per una frase non detta, un abbraccio non
dato, delle scuse mancate, c’è bisogno di un appiglio, un sostegno, una conforto. Quell'ancora di salvezza per me è il tuo sorriso – forse il tuo ultimo sorriso –
in quel letto di ospedale. Eri confusa e spaurita come una bimba e quando mi
hai visto ti sei illuminata e mi hai sorriso e abbracciato.Ti sei girata
verso il medico e gli hai detto – con un orgoglio che ancora fatico a spiegarmi
– “E’ mio figlio, lo vede?, è proprio mio figlio”. Il giorno dopo è iniziato il
sonno che, dopo una settimana, ti ha portato via. Sono venuto tutti i giorni a
guardarti dormire, come facevi tu – anche per ore - con i tuoi nipoti quando
erano piccoli. Ho un debito con te. Ed è la mia vita. Una vita bella, intensa e
felice, soprattutto grazie a te. E l’unica cosa che posso fare per onorare il
tuo dono è di viverla al meglio anche adesso che tu non ci sei più. Senza
smettere di pensarti, senza smettere di amarti. Ti porteremo al Magra per il
tuo compleanno. Ciao, mamma.
Nessun commento:
Posta un commento