10 febbraio 2014

"Caro Tullino" di Lorenzo Piazzai

Ricevo dal mio amico Lorenzo (nella foto) un ponderoso commento al mio post "Una politica da stadio". Eccolo.


Caro Tullino,
come ti anticipavo vorrei seguire e di quando in quando commentare i tuoi post.
Hai detto di esserne entusiasta ed io apprezzo chi mente con garbo.
Molto spesso abbiamo avuto divergenze di opinione e mai, almeno credo, ci è capitato di votare per il medesimo partito alle elezioni nazionali. Questo va considerato ed introduce riflessioni importanti sui nostri percorsi politici.
Però, sarai d’accordo con me se affermo che ci siamo sempre sentiti, per così dire dalla stessa parte. E’ vero, discutevamo e anche molto, ma ricorda su quante questioni le nostre sensibilità si dimostravano invece affini e la nostra scala di valori  condivisa. Voglio aggiungere che considero le questioni che ci uniscono di spessore molto più significativo di quelle che ci dividono.
Ma oggi assistiamo alla presenza di un soggetto politico nuovo, le cui vicende seguo con grande attenzione ed interesse. I cinque stelle sono per me una continua fonte di dubbi e di interrogativi. Mi piacerebbe di proporti alcune riflessioni e sottoporle al tuo giudizio.
Essi, nella loro pratica politica ed anche nella accezione di democrazia e partecipazione, rompono alcuni meccanismi di gestione del potere e di formazione del consenso ai quali siamo abituati da decenni.
Questo è a mio giudizio un fatto positivo.
Sono convinto che quello che definiamo “la casta” non sia solo un modo di costruire un èlite politica, economica, culturale e militare, che garantisce a se stessa privilegi ed appare vivere in una torre d’avorio, mentre attorno il paese arranca faticosamente. Oltre a questo, che pure rappresenta una continua fonte di sdegno e di fastidio per me intollerabile, sono convinto che la nostra dirigenza ha perso la capacità di immaginare, di progettare un paese diverso. Mi pare che non vi sia più alcuna forza che si presenti capace di proporre una strada coerente, pensata, congrua da percorrere.
Non mi interessa ciò che accade a destra come sai. Né comunque se avessimo una destra capace di progettare essa riceverebbe altro da me che un plauso ideale per lo sforzo, lungi da ogni adesione possibile.
Ma a sinistra?
I “nostri” sindaci partecipano allegri alla distruzione del territorio, i ministri della difesa nei governi di centrosinistra hanno acquistato armamenti e partecipato a guerre, i “nostri” ministri degli interni hanno gestito le piazze con i manganelli ed accolto profughi segregandoli in strutture di cui vergognarsi, i governi che più avrebbero dovuto esprimermi hanno introdotto, sostenuto, quando non apertamente teorizzato la precarizzazione del lavoro e la riduzione dei diritti dei lavoratori, la politica economica ed industriale è stata gestita, anche dai governi di centrosinista, come merce di scambio con i lobbisti miliardari piuttosto che alla luce di un qualsivoglia progetto organico di riforma economico-industriale del paese.
Solo esempi, dimentico molto. Un elenco triste e lungi dall’essere esaustivo.
A fianco di questo scempio “cieco” delle risorse del paese, si sono modificate profondamente le regole e le abitudini del confronto politico e della formazione del consenso.
La distanza fra rappresentanti e rappresentati appare oggi a me, incolmabile. La selezione della classe dirigente politica si è via via resa sempre più indipendente dalle usuali cinghie di trasmissione del consenso e del potere. I nostri dirigenti sono sempre meno il frutto di un dibattito politico, non appaiono più come interpreti di una proposta, ma si definiscono leader, si assumono responsabilità sempre meno condivise, concentrano un potere grande e di anno in anno sempre più oscuro, nei suoi contenuti e nei suoi confini.
Abbiamo assistito infine ad un parlamento di nominati. Non dobbiamo piegarci a considerare questa cosa come normale. Il vulnus non è tanto nella scandalosa composizione dello stesso, ma sul significato che questa cosa assume nel definire i limiti democratici del potere conferito alla nostra classe dirigente. Quando è successo questo? Quando abbiamo accettato di abdicare all’esercizio fondamentale della democrazia rappresentativa  che è plasticamente espresso nell’eleggere fra liste di nomi contrapposte quelli che meglio ci esprimono?
Allora certo, chiunque iscriva nella propria azione politica, l’obbiettivo di riformare, riducendolo, il potere di questa classe dirigente merita attenzione.
Prima di continuare proponendoti la mia attuale idea sul 5 stelle voglio precisare una cosa.
Beppe grillo non lo sopporto più. Le mie sensazioni verso di lui, si sono di anno in anno deteriorate. Il suo linguaggio lo trovo offensivo, provocatorio e pericoloso. Giudico i suoi atteggiamenti contrari alla mia abitudine di confronto rispettoso verso chi non la pensa come me. Non aiuta a riflettere. A fare chiarezza.
Il fatto incontestabile che egli rappresenti una figura carismatica che raccoglie consenso elettorale ai miei occhi non vale più di quanto affermato. Altri personaggi pretendevano di barattare la ragione con il consenso. Non mi erano simpatici loro e lo stesso vale per il leader dei grillini oggi.
Sono certo che questo outing non inficerà la serenità di quello che voglio dire.
Ad esempio, mentre scrivo, capita che una procura lo abbia rinviato a giudizio perché nel corso di una azione di protesta ha violato, insieme ad altri, una proprietà sottoposta a sequestro. Questa notizia mi rende triste. Un deputato grillino, credo una donna, ha commentato dicendo che erano in molti quel giorno e che quel provvedimento quindi andrebbe esteso anche agli altri.. Considererei un privilegio poter aggiungere il mio nome a chi si trova indagato per una azione di disobbedienza civile, non violenta, tesa a sottolineare la follia e la prepotenza che l’investimento per l’alta velocità in val di susa rappresenta.
Allo stesso modo, mentre scrivo, si consuma uno strappo grave dovuto alle polemiche seguenti  la approvazione del contestatissimo decreto legge IMU banchitalia.
Proverò ad esprimere le mie perplessità proprio usando a beneficio della chiarezza queste due questioni.
La prima questione, la TAV in val di susa dico, è molto chiara. Comunque la si pensi, che si sia a favore o contro, direi che tutto è molto comprensibile.
Ci si confronta sull’utilizzo del territorio. Sulle modalità di partecipazione alle decisioni, da parte delle comunità locali e delle forze sociali. Sulle priorità di spesa di denaro pubblico in periodi di drammatica difficoltà del paese. Sull’idea di sviluppo sostenibile. L’orizzonte ideale di quella battaglia abbraccia tante questioni, pone interrogativi che considero paradigmatici e perfettamente esemplificativi della crisi fra dirigenza politica e “gente”. Tanto è vero che essa ha avuto a sinistra un effetto dirompente, non è stata solo patrimonio di gruppetti di opposizione radicale, ma spacca e fa riflettere. Aggiungo inoltre, che è stata, ed è ancora, un laboratorio eccezionale di idee e di proposte. È facile per chiunque raggiungere i siti di diffusione e confronto no-TAV e rendersi conto che, invece di essere espressione di una generica “not in my backyard”, è al contrario una fucina di proposte e di riflessioni che hanno smontato con dovizia di particolari la proposta governativa. Lì qualcosa è nato. Di coerente e di condiviso. Spero che si vinca. In politica si vince e si perde, ma è importante ricordare che in tempi di disgregazione quella vicenda è davvero una perla di organizzazione dal basso, comunque vada a finire.
Allora in un contesto di quel tipo, l’azione politica di beppe grillo è fantastica. Oltre tutto è riuscito ad essere anche ragionevolmente rispettoso verso gli altri soggetti che animano quella protesta, è riuscito, così mi sembra, a non egemonizzare la scena, tenendo un atteggiamento utile ed efficace.
Altra cosa, del tutto diversa, quanto accaduto a proposito del decreto. Ne voglio parlare, non tanto perché nella ricostruzione che ne fai sul tuo blog ravvedo delle imprecisioni e in alcuni passaggi non sono affatto d’accordo, ma perché è l’esempio meglio calzante delle perplessità che il movimento grillino mi suscita.
Molto brevemente, epperò credimi che su ognuna di queste cose molto avrei da dire:
l’affermazione che il decreto, per la parte relativa alla rivalutazione delle quote in possesso ad alcuni istituti di credito, sia un regalo di 7,5 miliardi alle banche, sostenuto da fondi pubblici è una volgare falsità.
L’affermazione che l’utilizzo, magari irrituale, di norme regolamentari della Camera dei Deputati, da parte della presidenza, finalizzato a consentire l’esercizio del diritto di voto dell’assemblea, sia un colpo di stato è delirante.
La considerazione che nell’opinione pubblica si sia formata l’idea di una classe dirigente corrotta e pronta ad ogni bassezza pur di rubare ai poveri per donare ai ricchi, rende estremamente redditizie dal punto di vista del consenso quelle due affermazioni. Ma lo stesso vale per la propaganda leghista che affigge manifesti ogni volta che uno straniero ubriaco provoca un incidente stradale, un marocchino viene arrestato per spaccio o uno straniero violenta una donna.
Cavalcare i sentimenti di disagio è un’attività lucrativa, certo, ma pericolosa. Specie se poi si scopre che lo straniero era innocente.
Vorrei dilungarmi su ognuna delle due affermazioni. Ma, per ora me la cavo invitando tutti coloro che ne avranno la voglia, alla lettura dei diversi articoli (almeno 2 uno di dicembre ed uno di gennaio) del senatore del pd mucchetti. Voce critica, che ha posto questioni importanti sull’argomento e che ha il pregio di rendere abbastanza comprensibile anche per un profano come me una materia così complessa, come quella dell’assetto azionario di banchitalia. Suggerisco questa lettura, proprio perché è forse la più ferocemente critica verso le soluzioni prospettate, almeno nella prima formulazione del decreto.
Ti risparmio peraltro ogni considerazione sull’abuso della decretazione di urgenza, questione sulla quale purtroppo tutti si dichiarano d’accordo fin quando non si trovano a governare….
So che sei un conoscitore raffinato dei regolamenti parlamentari e non ho motivo di dubitare quando dici che la boldrini ne fa un uso quanto meno non condivisibile.
Vado al sodo. Quello che considero tale. Alla questione politica.
Il M5S è impegnato in una riflessione che porta verso l’uscita dell’italia dall’euro. Ignoro se questa posizione sia stata già formulata, mi pare che sia in attesa di essere sottoposta al vaglio del “televoto”, con rispetto parlando. Però è certamente una di quelle posizioni sventolate in campagna elettorale e che maggiore presa hanno suscitato nell’opinione pubblica, la quale diffusamente ha la percezione che i rincari dei prezzi e la diminuzione del potere d’acquisto che funestano il vivere quotidiano di così larga parte della nostra società sia da imputare proprio all’introduzione della moneta unica europea.
Ora, quale migliore occasione di questa per spiegarci quale sarebbe il migliore assetto dell’organo che dovrebbe tornare ad avere funzioni centrali per la politica monetaria e finanziaria del nostro paese, se quella idea di reintrodurre la lira vedesse la luce?
La questione centrale è questa: un movimento politico si appresta a proporre e a sostenere una posizione impegnativa e vitale come quella relativa all’abbandono dell’eurozona, decisione così carica di conseguenze che neanche gli esperti della materia riescono a sintetizzare, e non è in grado di formulare neanche una proposta per la soluzione dei problemi di assetto che affliggono l’organo che secondo loro dovrebbe assumere la funzione centrale di controllo della valuta che vogliono ripristinare?
Ho capito che fai giorni e giorni di ostruzionismo, ma due paroline su cosa si fa col 30% di banca intesa?
Io pretendo di leggere una proposta di legge del M5S che risolva le questioni che il decreto affronta.
Bene o male. Che io sia d’accordo o no, poco importa. Pretendo però che un movimento che propone una scelta così gravida di conseguenze, una scelta che se sbagliata può prefigurare il dissesto economico del paese, dia prova di sostenere tesi, non perché pagano dal punto di vista elettorale, ma perché sono parte di un progetto.
Pretendo di sapere se il fatto che l’azionariato di banchitalia sia concentrato nelle mani di solo 2 gruppi bancari privati, venga considerato un problema oppure no. E nel caso, come si risolve.
A me sembra un problema oggi, eppure parte rilevante delle funzioni di banca centrale sono demandate ad altro istituto, alla banca centrale europea. Tornare alla lira, significa rendere immediatamente alla banca d’italia tutte le funzioni di gestione della politica monetaria e finanziaria.
Se le proposte dei grillini non sono solo lo specchietto delle allodole per un paese provato e piegato, che rischia di essere vittima di ogni capopopolo che fa a gara per spararla più grossa, quale migliore occasione di questa per dimostrarci che un’altra strada sarebbe possibile?
Quanta differenza con la vicenda no-TAV.
Si in entrambi i casi la stampa spesso concentra l’attenzione su epifenomeni marginali, una ragazza che bacia un poliziotto o un cretino (peraltro compaesano) che brucia un libro……
Ma quanta differenza….
Mi pare che il movimento no-TAV sia il risultato coerente di una serie di riflessioni. È stato capace di protesta, ma foriero di proposta. Se si vincesse in val di susa ho la convinzione che i margini per la speculazione edilizia, per il consumo del territorio, per la programmazione economico industriale scellerata e spesso delinquenziale (penso alla tua taranto così ferita…) sarebbero ridotti. Non so se saremmo già in un mondo migliore, ma un passo in quella direzione certamente lo avremmo fatto.
Ho l’impressione che se il M5S vincesse sulla questione dell’euro neanche loro saprebbero bene da che parte ci stanno portando.
Non si gioca con la politica. Non si chiede consenso se non si hanno le idee chiare. Non vi è serietà.
Non lo si fa, poi, su questioni che possono addirittura mettere in discussione l’esistenza stessa di un’economia nazionale.
Qui non è questione di insulti.
Qui non è questione di non essere d’accordo con i grillini.
Il fatto è che i militanti pentastellati farebbero bene a prendersi una pausa di riflessione fra un insulto e l’altro e chiedersi:
ma davvero mentre propongo di ripristinare la lira non sono capace neanche di partorire uno straccio di proposta per sistemare lo scandalo dell’azionariato della banca che sto, proprio io, rimettendo al timone di tutta la baracca?
I resoconti delle audizioni del senato fanno tenerezza.
Ho sentito parlare di copia-incolla dello statuto della bundesbank.
Questo mentre ci si prepara a televotare sulla permanenza nell’eurozona.
Avrei voluto sentire grillo, o chi per lui, prendere la parola e cogliere l’occasione di spiegarci il ruolo di banca d’italia nel futuro assetto che egli prefigura qualora si uscisse dall’euro.
Aspetto, con fiducia che tu mi indichi dove reperire tale documento.
A me risulta non esserci.
Se così fosse, non mi resta da pensare che abbiamo incontrato un altro mago della comunicazione.
Mago non nell’accezione figurata di “particolarmente bravo”, ma in quella letterale di “capace di far apparire ciò che non c’è”. Più triste e preoccupante, visto che ha deciso di giocare non con cilindri e conigli, ma con il nostro futuro.
Con affetto ed immutata devozione,

Lorenzo

Nessun commento:

Posta un commento

Alle colonne d'Ercole

Alle colonne d'Ercole
La mia ultima avventura