Ricevo dal mio amico Lorenzo (nella foto) un ponderoso commento al mio post "Una politica da stadio". Eccolo.
Caro Tullino,
come ti anticipavo vorrei seguire
e di quando in quando commentare i tuoi post.
Hai detto di esserne entusiasta
ed io apprezzo chi mente con garbo.
Molto spesso abbiamo avuto
divergenze di opinione e mai, almeno credo, ci è capitato di votare per il
medesimo partito alle elezioni nazionali. Questo va considerato ed introduce
riflessioni importanti sui nostri percorsi politici.
Però, sarai d’accordo con me se
affermo che ci siamo sempre sentiti, per così dire dalla stessa parte. E’ vero,
discutevamo e anche molto, ma ricorda su quante questioni le nostre sensibilità
si dimostravano invece affini e la nostra scala di valori condivisa. Voglio aggiungere che considero le
questioni che ci uniscono di spessore molto più significativo di quelle che ci
dividono.
Ma oggi assistiamo alla presenza
di un soggetto politico nuovo, le cui vicende seguo con grande attenzione ed
interesse. I cinque stelle sono per me una continua fonte di dubbi e di
interrogativi. Mi piacerebbe di proporti alcune riflessioni e sottoporle al tuo
giudizio.
Essi, nella loro pratica politica
ed anche nella accezione di democrazia e partecipazione, rompono alcuni
meccanismi di gestione del potere e di formazione del consenso ai quali siamo
abituati da decenni.
Questo è a mio giudizio un fatto
positivo.
Sono convinto che quello che
definiamo “la casta” non sia solo un modo di costruire un èlite politica,
economica, culturale e militare, che garantisce a se stessa privilegi ed appare
vivere in una torre d’avorio, mentre attorno il paese arranca faticosamente.
Oltre a questo, che pure rappresenta una continua fonte di sdegno e di fastidio
per me intollerabile, sono convinto che la nostra dirigenza ha perso la
capacità di immaginare, di progettare un paese diverso. Mi pare che non vi sia
più alcuna forza che si presenti capace di proporre una strada coerente,
pensata, congrua da percorrere.
Non mi interessa ciò che accade a
destra come sai. Né comunque se avessimo una destra capace di progettare essa
riceverebbe altro da me che un plauso ideale per lo sforzo, lungi da ogni
adesione possibile.
Ma a sinistra?
I “nostri” sindaci partecipano
allegri alla distruzione del territorio, i ministri della difesa nei governi di
centrosinistra hanno acquistato armamenti e partecipato a guerre, i “nostri”
ministri degli interni hanno gestito le piazze con i manganelli ed accolto
profughi segregandoli in strutture di cui vergognarsi, i governi che più
avrebbero dovuto esprimermi hanno introdotto, sostenuto, quando non apertamente
teorizzato la precarizzazione del lavoro e la riduzione dei diritti dei
lavoratori, la politica economica ed industriale è stata gestita, anche dai
governi di centrosinista, come merce di scambio con i lobbisti miliardari
piuttosto che alla luce di un qualsivoglia progetto organico di riforma economico-industriale
del paese.
Solo esempi, dimentico molto. Un
elenco triste e lungi dall’essere esaustivo.
A fianco di questo scempio
“cieco” delle risorse del paese, si sono modificate profondamente le regole e
le abitudini del confronto politico e della formazione del consenso.
La distanza fra rappresentanti e
rappresentati appare oggi a me, incolmabile. La selezione della classe
dirigente politica si è via via resa sempre più indipendente dalle usuali
cinghie di trasmissione del consenso e del potere. I nostri dirigenti sono
sempre meno il frutto di un dibattito politico, non appaiono più come
interpreti di una proposta, ma si definiscono leader, si assumono
responsabilità sempre meno condivise, concentrano un potere grande e di anno in
anno sempre più oscuro, nei suoi contenuti e nei suoi confini.
Abbiamo assistito infine ad un
parlamento di nominati. Non dobbiamo piegarci a considerare questa cosa come
normale. Il vulnus non è tanto nella scandalosa composizione dello stesso, ma
sul significato che questa cosa assume nel definire i limiti democratici del
potere conferito alla nostra classe dirigente. Quando è successo questo? Quando
abbiamo accettato di abdicare all’esercizio fondamentale della democrazia
rappresentativa che è plasticamente
espresso nell’eleggere fra liste di nomi contrapposte quelli che meglio ci
esprimono?
Allora certo, chiunque iscriva
nella propria azione politica, l’obbiettivo di riformare, riducendolo, il
potere di questa classe dirigente merita attenzione.
Prima di continuare proponendoti
la mia attuale idea sul 5 stelle voglio precisare una cosa.
Il fatto incontestabile che egli
rappresenti una figura carismatica che raccoglie consenso elettorale ai miei
occhi non vale più di quanto affermato. Altri personaggi pretendevano di
barattare la ragione con il consenso. Non mi erano simpatici loro e lo stesso
vale per il leader dei grillini oggi.
Sono certo che questo outing non
inficerà la serenità di quello che voglio dire.
Ad esempio, mentre scrivo, capita
che una procura lo abbia rinviato a giudizio perché nel corso di una azione di
protesta ha violato, insieme ad altri, una proprietà sottoposta a sequestro.
Questa notizia mi rende triste. Un deputato grillino, credo una donna, ha
commentato dicendo che erano in molti quel giorno e che quel provvedimento
quindi andrebbe esteso anche agli altri.. Considererei un privilegio poter
aggiungere il mio nome a chi si trova indagato per una azione di disobbedienza
civile, non violenta, tesa a sottolineare la follia e la prepotenza che
l’investimento per l’alta velocità in val di susa rappresenta.
Allo stesso modo, mentre scrivo,
si consuma uno strappo grave dovuto alle polemiche seguenti la approvazione del contestatissimo decreto
legge IMU banchitalia.
Proverò ad esprimere le mie
perplessità proprio usando a beneficio della chiarezza queste due questioni.
La prima questione, la TAV in val
di susa dico, è molto chiara. Comunque la si pensi, che si sia a favore o
contro, direi che tutto è molto comprensibile.
Ci si confronta sull’utilizzo del
territorio. Sulle modalità di partecipazione alle decisioni, da parte delle
comunità locali e delle forze sociali. Sulle priorità di spesa di denaro
pubblico in periodi di drammatica difficoltà del paese. Sull’idea di sviluppo
sostenibile. L’orizzonte ideale di quella battaglia abbraccia tante questioni,
pone interrogativi che considero paradigmatici e perfettamente esemplificativi
della crisi fra dirigenza politica e “gente”. Tanto è vero che essa ha avuto a
sinistra un effetto dirompente, non è stata solo patrimonio di gruppetti di
opposizione radicale, ma spacca e fa riflettere. Aggiungo inoltre, che è stata,
ed è ancora, un laboratorio eccezionale di idee e di proposte. È facile per
chiunque raggiungere i siti di diffusione e confronto no-TAV e rendersi conto
che, invece di essere espressione di una generica “not in my backyard”, è al
contrario una fucina di proposte e di riflessioni che hanno smontato con
dovizia di particolari la proposta governativa. Lì qualcosa è nato. Di coerente
e di condiviso. Spero che si vinca. In politica si vince e si perde, ma è
importante ricordare che in tempi di disgregazione quella vicenda è davvero una
perla di organizzazione dal basso, comunque vada a finire.
Allora in un contesto di quel
tipo, l’azione politica di beppe
grillo è fantastica. Oltre tutto è riuscito ad essere anche
ragionevolmente rispettoso verso gli altri soggetti che animano quella
protesta, è riuscito, così mi sembra, a non egemonizzare la scena, tenendo un
atteggiamento utile ed efficace.
Altra cosa, del tutto diversa,
quanto accaduto a proposito del decreto. Ne voglio parlare, non tanto perché
nella ricostruzione che ne fai sul tuo blog ravvedo delle imprecisioni e in
alcuni passaggi non sono affatto d’accordo, ma perché è l’esempio meglio
calzante delle perplessità che il movimento grillino mi suscita.
Molto brevemente, epperò credimi
che su ognuna di queste cose molto avrei da dire:
l’affermazione che il decreto,
per la parte relativa alla rivalutazione delle quote in possesso ad alcuni
istituti di credito, sia un regalo di 7,5 miliardi alle banche, sostenuto da
fondi pubblici è una volgare falsità.
L’affermazione che l’utilizzo,
magari irrituale, di norme regolamentari della Camera dei Deputati, da parte
della presidenza, finalizzato a consentire l’esercizio del diritto di voto
dell’assemblea, sia un colpo di stato è delirante.
La considerazione che
nell’opinione pubblica si sia formata l’idea di una classe dirigente corrotta e
pronta ad ogni bassezza pur di rubare ai poveri per donare ai ricchi, rende
estremamente redditizie dal punto di vista del consenso quelle due
affermazioni. Ma lo stesso vale per la propaganda leghista che affigge
manifesti ogni volta che uno straniero ubriaco provoca un incidente stradale,
un marocchino viene arrestato per spaccio o uno straniero violenta una donna.
Cavalcare i sentimenti di disagio
è un’attività lucrativa, certo, ma pericolosa. Specie se poi si scopre che lo
straniero era innocente.
Vorrei dilungarmi su ognuna delle
due affermazioni. Ma, per ora me la cavo invitando tutti coloro che ne avranno
la voglia, alla lettura dei diversi articoli (almeno 2 uno di dicembre ed uno
di gennaio) del senatore del pd mucchetti. Voce critica, che ha posto questioni
importanti sull’argomento e che ha il pregio di rendere abbastanza
comprensibile anche per un profano come me una materia così complessa, come
quella dell’assetto azionario di banchitalia. Suggerisco questa lettura,
proprio perché è forse la più ferocemente critica verso le soluzioni
prospettate, almeno nella prima formulazione del decreto.
Ti risparmio peraltro ogni
considerazione sull’abuso della decretazione di urgenza, questione sulla quale
purtroppo tutti si dichiarano d’accordo fin quando non si trovano a governare….
So che sei un conoscitore
raffinato dei regolamenti parlamentari e non ho motivo di dubitare quando dici
che la boldrini ne fa un uso quanto meno non condivisibile.
Vado al sodo. Quello che
considero tale. Alla questione politica.
Il M5S è impegnato in una
riflessione che porta verso l’uscita dell’italia dall’euro. Ignoro se questa
posizione sia stata già formulata, mi pare che sia in attesa di essere
sottoposta al vaglio del “televoto”, con rispetto parlando. Però è certamente
una di quelle posizioni sventolate in campagna elettorale e che maggiore presa
hanno suscitato nell’opinione pubblica, la quale diffusamente ha la percezione
che i rincari dei prezzi e la diminuzione del potere d’acquisto che funestano
il vivere quotidiano di così larga parte della nostra società sia da imputare
proprio all’introduzione della moneta unica europea.
Ora, quale migliore occasione di
questa per spiegarci quale sarebbe il migliore assetto dell’organo che dovrebbe
tornare ad avere funzioni centrali per la politica monetaria e finanziaria del
nostro paese, se quella idea di reintrodurre la lira vedesse la luce?
La questione centrale è questa:
un movimento politico si appresta a proporre e a sostenere una posizione
impegnativa e vitale come quella relativa all’abbandono dell’eurozona,
decisione così carica di conseguenze che neanche gli esperti della materia
riescono a sintetizzare, e non è in grado di formulare neanche una proposta per
la soluzione dei problemi di assetto che affliggono l’organo che secondo loro
dovrebbe assumere la funzione centrale di controllo della valuta che vogliono
ripristinare?
Ho capito che fai giorni e giorni
di ostruzionismo, ma due paroline su cosa si fa col 30% di banca intesa?
Io pretendo di leggere una
proposta di legge del M5S che risolva le questioni che il decreto affronta.
Bene o male. Che io sia d’accordo
o no, poco importa. Pretendo però che un movimento che propone una scelta così
gravida di conseguenze, una scelta che se sbagliata può prefigurare il dissesto
economico del paese, dia prova di sostenere tesi, non perché pagano dal punto
di vista elettorale, ma perché sono parte di un progetto.
Pretendo di sapere se il fatto
che l’azionariato di banchitalia sia concentrato nelle mani di solo 2 gruppi
bancari privati, venga considerato un problema oppure no. E nel caso, come si
risolve.
A me sembra un problema oggi,
eppure parte rilevante delle funzioni di banca centrale sono demandate ad altro
istituto, alla banca centrale europea. Tornare alla lira, significa rendere
immediatamente alla banca d’italia tutte le funzioni di gestione della politica
monetaria e finanziaria.
Se le proposte dei grillini non
sono solo lo specchietto delle allodole per un paese provato e piegato, che
rischia di essere vittima di ogni capopopolo che fa a gara per spararla più
grossa, quale migliore occasione di questa per dimostrarci che un’altra strada
sarebbe possibile?
Quanta differenza con la vicenda
no-TAV.
Si in entrambi i casi la stampa
spesso concentra l’attenzione su epifenomeni marginali, una ragazza che bacia
un poliziotto o un cretino (peraltro compaesano) che brucia un libro……
Ma quanta differenza….
Mi pare che il movimento no-TAV
sia il risultato coerente di una serie di riflessioni. È stato capace di
protesta, ma foriero di proposta. Se si vincesse in val di susa ho la
convinzione che i margini per la speculazione edilizia, per il consumo del
territorio, per la programmazione economico industriale scellerata e spesso
delinquenziale (penso alla tua taranto così ferita…) sarebbero ridotti. Non so
se saremmo già in un mondo migliore, ma un passo in quella direzione certamente
lo avremmo fatto.
Ho l’impressione che se il M5S
vincesse sulla questione dell’euro neanche loro saprebbero bene da che parte ci
stanno portando.
Non si gioca con la politica. Non si
chiede consenso se non si hanno le idee chiare. Non vi è serietà.
Non lo si fa, poi, su questioni
che possono addirittura mettere in discussione l’esistenza stessa di
un’economia nazionale.
Qui non è questione di insulti.
Qui non è questione di non essere
d’accordo con i grillini.
Il fatto è che i militanti
pentastellati farebbero bene a prendersi una pausa di riflessione fra un
insulto e l’altro e chiedersi:
ma davvero mentre propongo di ripristinare
la lira non sono capace neanche di partorire uno straccio di proposta per
sistemare lo scandalo dell’azionariato della banca che sto, proprio io,
rimettendo al timone di tutta la baracca?
I resoconti delle audizioni del
senato fanno tenerezza.
Ho sentito parlare di
copia-incolla dello statuto della bundesbank.
Questo mentre ci si prepara a
televotare sulla permanenza nell’eurozona.
Avrei voluto sentire grillo, o
chi per lui, prendere la parola e cogliere l’occasione di spiegarci il ruolo di
banca d’italia nel futuro assetto che egli prefigura qualora si uscisse
dall’euro.
Aspetto, con fiducia che tu mi
indichi dove reperire tale documento.
A me risulta non esserci.
Se così fosse, non mi resta da
pensare che abbiamo incontrato un altro mago della comunicazione.
Mago non nell’accezione figurata
di “particolarmente bravo”, ma in quella letterale di “capace di far apparire
ciò che non c’è”. Più triste e preoccupante, visto che ha deciso di giocare non
con cilindri e conigli, ma con il nostro futuro.
Con affetto ed immutata
devozione,
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