Tanto per fugare gli ultimi dubbi di qualche scettico, il
nostro ineguagliabile sindaco, Alfredo Galli, ha dimostrato - con lo stile
istituzionale e l’eleganza dell’agire che tutti gli riconoscono – le due
patologie che lo affliggono e che – forse per il cinico incedere degli anni –
sembrano essere vieppiù peggiorate negli ultimi tempi: la cronica intolleranza
alle regole della convivenza democratica e l’acuta idiosincrasia alla vera
opposizione politica. E’ stato sufficiente diffondere (in poche decine di
copie) un volantino col quale abbiamo espresso il nostro rincrescimento per una
sua presunta (adesso un po’ meno presunta) affermazione sulla presunta (questa
sì, decisamente tale) illegalità delle pubblicazioni di “Legalità e
Trasparenza”. Ricorda un po’ Sergej Nazarovič Bubka, lo straordinario atleta
russo del salto con l’asta, nelle sue memorabili performance sportive, quando
era capace di battere il suo primato mondiale anche due volte nella stessa
gara. E tutti gli spettatori rimanevano lì, estasiati ed ammirati, a vedere
quel portentoso fenomeno stracciare record in continuazione. In quel caso il
record da battere era l’altezza dell’asticella. Si misurava col sistema metrico
decimale ed era facile (anche per i non addetti ai lavori) coglierne la grandezza. Nel caso
di Galli il record che riesce puntualmente a superare non è agevole da
misurare: è quello del ridicolo. Ogni volta pensi che abbia raggiunto il
massimo e che fare di più sarà veramente difficile. Come quando ci aveva
intimato di fare poca cacca. Ci era sembrato davvero si fosse raggiunto
l’apice. Eravamo persino usciti sul Vernacoliere, che ci aveva solennemente,
quanto meritatamene, spernacchiato. Invece no. Anche il pezzo di cinema di pochi
giorni fa con la sua requisitoria contro le pubblicazioni clandestine – a cui
hanno potuto assistere solo pochi avventori (e quella la consideriamo la vera
scorrettezza di Galli: certe performance dovrebbero essere patrimonio
dell’umanità e andrebbero registrate e trasmesse in mondovisione) – non
appariva facile da eguagliare. Invece, appena un paio di giorni dopo, ecco
l’imponderabile. Affida agli uffici l’onere di scrivere nientepopòdimeno che
un’ordinanza urgente – sono questioni gravi, certo – per intimare – badate bene
– “ai titolari di tutti gli esercizi di Labico a non accettare ed esporre
qualsiasi giornalino periodico o no stampato in modo non conforme alla attuale
legge vigente” . A dare forza alla severità dell’atto, oltre alla minaccia di
confisca del materiale e di applicazione delle sanzioni di legge (e qui il
delirio di onnipotenza è assoluto) ecco pronti i riferimenti normativi del
caso: la ben nota legge sulla stampa del 1948, in base alla quale
aveva già sporto denuncia (vanamente, neanche a dirlo) un paio di anni fa. E
ancora oggi il ricordo di quella denuncia scatena irrefrenabili moti di riso in
chi – tra funzionari di pubblica sicurezza e organi giudiziari – aveva avuto la
ventura di leggerne il farneticante contenuto.
A parte un po’ di sana ironia questo episodio non può e non
deve essere declassato a folklore locale. Alfredo Galli – e qui bisognerebbe
confrontarsi con la propria coscienza quando si ha una matita in mano – non è
la macchietta del paese (anche se sta facendo di tutto per meritarsi il ruolo),
ma è la massima autorità cittadina, amministra – omettiamo il “come” per carità
di patria – il nostro territorio, le nostre risorse, le nostre strutture
pubbliche e la legge gli attribuisce importanti “poteri”, sempre al fine di
esercitare al meglio la sua funzione. Una gestione impropria di questi poteri
rappresenta un danno per la collettività e un pericolo per i diritti dei
cittadini. E l’ordinanza del 18 luglio 2013 (sempre che possa essere considerata
tale, vista l’anomala forma dell’atto, ma riteniamo superfluo cavillare sui
dettagli) rappresenta una violazione gravissima di un diritto costituzionale,
quello sancito dall’articolo 21 sulla libertà di espressione. E a renderlo
ancora più grave intervengono due elementi ulteriori: l’abuso di un suo potere
per una finalità che nulla ha a che vedere con il proprio ruolo e la subdola
forma di intimidazione posta in essere nei confronti dei terzi (ossia gli
esercenti le attività commerciali) che non vanno confusi con gli autori del
presunto illecito (ossia noi), mettendoli nell’odiosa condizione di diventare
complici di un palese arbitrio, perché costretti a rispettare un’ingiusta
disposizione della ben poco autorevole autorità locale. Non avendo il coraggio
di affrontare i suoi interlocutori in alcuna sede, l’ardimentoso primo
cittadino cerca di cavarsela con mezzucci arroganti quanto vigliacchi come
un’ordinanza contra legem. Di fronte
a questa aggressione alla democrazia non possiamo certo tacere e faremo tutto
il possibile per difendere e riaffermare diritti conquistati poche decine di
anni fa e costati un sacrificio enorme di un’intera generazione e che ha chiuso
definitivamente le porte al fascismo. Qualcuno informi Galli: siamo un paese
libero, nonostante lui.
Nessun commento:
Posta un commento