L’esito delle elezioni amministrative del maggio 2012 merita
alcune considerazioni. La prima, che pure non aveva bisogno di essere
dimostrata, è che l’unico vero “dominus” del paese si chiama ancora Galli. E’
suo – e ininterrotto – il regno sul feudo labicano dal 1997 e che, salvo
sorprese, dovrebbe arrivare a vent’anni. Un ventennio non si augura a nessuno
e, invece, i labicani se lo devono sciroppare. In democrazia la responsabilità
di una scelta è degli elettori, ma, altre, e ben più gravi, ce l’hanno le forze
antagoniste. Il lavoro di cinque anni di buona opposizione avrebbe portato,
naturalmente, al “licenziamento” del governo Galli – di cui Giordani era un
poco credibile prestanome -, ma miserabili calcoli politici hanno portato ad un
tentativo di alterazione degli equilibri, il cui esito è stato la nascita di
due liste, con la conseguente sconfitta finale.
Chi ha preso la guida dell’opposizione si assume la
responsabilità politica di averla portata allo sfascio nel giro di poche settimane.
Un gruppo che aveva lavorato compatto e unito per almeno tre anni ha vissuto un
crescente logoramento dettato da queste evitabili pulsioni interne, motivate
dalla presunta esigenza di cercare nuovi consensi non sulla base della
credibilità del progetto politico – che era arrivata e continuava a crescere –
ma sulla base di meccanismi di tipo mercantile, attraverso una spregiudicata
“campagna acquisti” di quanto di peggio possa produrre la politica: i
“portatori di voti”, ossia persone che vantano il classico “pacchetto di voti”,
collocabile indifferentemente a destra o a sinistra, in un progetto sviluppista
o in uno di tutela del territorio, senza alcun problema. Costoro, infatti, non
si preoccupano né dei programmi, né delle ideologie. Contano solo poltrone e
incarichi, remunerati un tanto al chilo, anzi al voto. Infilarsi in questo
meccanismo mortificante, per calcolo o ingenuità, era quanto di peggio poteva
fare chi, come Nello, era entrato, in punta di piedi e con apparente discrezione,
in un progetto politico che aveva ben altri valori rispetto a quelli della
compagine guidata da Galli. Resta il fatto che le differenze tra galliani e
tulliani sono diventate via via meno percettibili. Promesse di posti di lavoro
da una parte e dall’altra. Favori (magari lontani nel tempo) in cambio del voto
da una parte e dall’altra. Per tacere di altre e ancor meno nobili forme di
pressione sugli elettori. Tutto ciò ha disorientato sia i sostenitori sia
l’elettorato più attento ed informato. La scelta di non contaminarsi con un
progetto transgenico non può e non deve considerarsi un’ubbia di qualche folle
sognatore. Questa scelta ha una definizione ben precisa e si chiama “coerenza”
ed è stata ampiamente ripagata dagli elettori, nonostante il pochissimo tempo a
disposizione per far capire che il progetto del 2007 era stato costretto a
cambiare casa perché in quella precedente era stato disposto un cambiamento di
destinazione d’uso (pratica diffusissima a Labico, soprattutto fuor di
metafora). E così si è deciso di rinunciare all’apporto di chi aveva fatto il
lavoro vero all’interno del gruppo. Un lavoro che aveva eroso con molta
efficacia il consenso di Galli, fino ad allora enorme. Nel 2002 Galli e Scaccia
insieme vantavano qualcosa come il 75 per cento. Ridotto a meno del 60 con la
nascita dell’opposizione del 2007.
In soli cinque anni un’azione politica straordinaria ha
levato a Galli altri 20 punti percentuali. Qualcosa probabilmente frutto della
“campagna acquisti”, ma il grosso è ascrivibile alle battaglie dentro e fuori
dal consiglio comunale della minoranza.
Vediamo, finalmente, i numeri e proviamo ad interpretarli.
Dunque Galli passa dal 57 al 37 per cento. Meno 20 punti.
L’opposizione sale da 40 a
60 per cento. Più venti. La percentuale di Nello è stata del 35 per cento.
Quella di Maurizio del 25. In
valori assoluti Galli è a 1289, Tulli a 1215 e Spezzano a 885. Galli è riuscito
a prendere meno voti dell’opposizione del 2007 (1316), pur con un consistente
aumento dei votanti (che in valore assoluto passano da 3281 a 3427). Basta questo
dato a capire quanto fosse non solo inutile, ma dannosa, questa ricerca di voti
all’asta. Quanti saranno stati quei voti? 200? 300? E a quale prezzo? Non solo
la perdita dei quasi novecento voti di chi non ha accettato questa logica
mercantile e compromissoria, ma anche la sudditanza politica del progetto ai
ricatti dei nuovi acquisti. Anche un’eventuale vittoria avrebbe dato vita ad
una maggioranza fragile e disomogenea, che difficilmente sarebbe andata lontano
(anche se il potere è un ottimo collante, Galli docet). A questo punto il vero
errore di Nello Tulli
è stato quello di scaricare Prestipino, utile portatore di voti alle primarie,
ma abbandonato a se stesso subito dopo (e immediatamente riciclato come
procacciatore di voti per Scaccia). Una volta avviata la politica della grande
ammucchiata sarebbe stato meglio non lasciare fuori nulla.
La miopia politica di chi ha seguito questo percorso è tale
da non voler ammettere il gravissimo errore. Anzi, ci si ostina a scaricare la “colpa”
della sconfitta ad altri. Qualcuno non riesce a capacitarsi del fatto che non
può esistere l’affermazione elettorale come unico imperativo. L’obiettivo è – o
dovrebbe essere – quello di portare alla vittoria una coalizione unita, coesa e
che condivide fermamente un chiaro progetto politico. Se, invece, si punta
esclusivamente alla vittoria, senza altre finalità, tanto vale fare quello che
qualcuno della presunta alternativa aveva già fatto nel suo passato: attaccarsi
al carro dei vincitori. Di spazio ce n’è sempre.
Ma facciamo qualche altra considerazione sui numeri e sulle
preferenze. La geografia politica di Cambiare e Vivere Labico – che, comunque,
ha preso meno voti rispetto al 2007 - ci fa capire che Danilo Giovannoli
rappresenta la vera forza del gruppo, con un quarto dei voti della lista. Voti
che non sono dovuti – per sua stessa ammissione – al suo impegno come
consigliere comunale, ma alla sua capacità di “aiutare la gente” (sono parole
sue). Questo non è un giudizio, è una considerazione. Poi c’è – con grande
distacco – il portatore di voti (e di conflitto di interessi) che ha creato
l’incidente politico-diplomatico. Non era disponibile a lavorare nel gruppo
come le numerose altre persone che avevano permesso a Cambiare e Vivere Labico
di raggiungere (senza il suo aiuto) ottimi risultati. Lui esigeva subito una
poltrona (accusando altri di avere questa aspirazione). Una poltrona che si può
agevolmente supporre fosse stata già la merce di scambio della trattativa prima
delle primarie e su cui non si è voluto fare alcun passo indietro o
ripensamento. Quella manciata di voti era – secondo le menti dell’operazione -
il valore aggiunto che serviva per vincere. Due voti sotto si colloca il
terminale dei consensi del più grande partito dell’opposizione: il Partito
Democratico. Un partito che si è voluto mettere in evidenza, nonostante la
lista fosse dichiarata civica, soprattutto grazie all’intervento del presidente
della provincia e alla presenza di molti sindaci del PD della zona. Un
risultato non certo esaltante e che dovrebbe fare riflettere gli stessi
strateghi di tutta l’operazione Titanic, che invece sembrano continuare a
prendersela con l’iceberg. E’ stato, con tutta probabilità, lo stesso
elettorato a voler dare un segnale di smarrimento per una scelta che è piaciuta
poco e che, a quanto sappia, era stata criticata sin dall’inizio. Ma i fautori
dell’ascolto come valore si sono guardati bene dall’ascoltare i propri
sostenitori. A pagare il prezzo più alto, in termini di consenso, è stato proprio
chi ha lavorato di più (tra i "nelliani") per il gruppo e per il progetto. Una sorta di
contrappasso per chi aveva sostenuto – non so quanto convintamente – la tesi
che non contano le qualità e l’impegno, ma i numeri.
Altro dato interessante è il risultato della lista Galli.
Intanto il valore numerico: 1289. Anche qui siamo più bassi dei 1316 voti di
Cambiare e Vivere Labico del 2007 e rispetto al suo predecessore Giordani perde
quasi 600 voti (erano 1868). Galli non è più maggioranza nel paese e la
disaffezione al voto fa registrare un dato ancora più inquietante: circa il 26
per cento degli aventi diritto ha scelto Alfredo Galli come
sindaco, appena un elettore su quattro. Gli altri tre o hanno votato
diversamente oppure non si sono recati alle urne. Ovviamente questo non cambierà
nulla e immaginiamo che chi ha ricevuto il mandato elettorale continuerà a
sentirsi il padrone del paese, ma è evidente che il palazzo del potere comincia
a scricchiolare sul serio, soprattutto considerando la disastrosa eredità che
lui stesso si è lasciato. Per quanto riguarda le preferenze, il dato più
eclatante è quello dell’ex sindaco, che non è riuscito neppure ad entrare in
consiglio comunale. Questo è un capolavoro di strategia politica di Galli.
Giordani ormai non era più di alcuna utilità e gli è stato dato il benservito,
senza tanti complimenti. Anzi, adesso potrà svolgere una nuova e fondamentale
funzione, quella di capro espiatorio per tutti i guai che hanno combinato in
questi anni (e sono tanti). In sua assenza sarà sin troppo facile attribuirgli
ogni responsabilità.
Per quanto riguarda la lista civica “Legalità e Trasparenza”,
mi sembra di poter dire che la sua affermazione sia stata straordinaria. In
soli due mesi siamo riusciti a farci conoscere da gran parte della
cittadinanza, che ha visto in noi la prosecuzione del progetto iniziale di
alternativa di governo e la risposta è stata convinta ed entusiasta. A nulla
sono serviti i rozzi tentativi di oscurarci in tutti i modi. Il nostro
messaggio è arrivato e chi vuole un cambiamento “vero” ha scelto noi,
conoscendo il nostro impegno e le nostre battaglie. Ovviamente noi ripagheremo
questa fiducia facendo immediatamente ripartire un gruppo che ha un progetto
politico omogeneo e condiviso, che non è nato in funzione elettorale e con
scadenza 7 maggio 2012. Quella è solo la data di partenza. Siamo tanti,
motivati, competenti e affiatati. C’è spazio per tutti i cittadini che hanno a
cuore le sorti del nostro paese. Stavolta non ci lasceremo imbrigliare nelle
logiche spartitorie e opportunistiche che hanno portato alla distruzione dello
stesso progetto nato cinque anni fa. L’entusiasmo e la determinazione ci sono
quanto e più di prima.
Dire che condivido ogni punto è banale. Trovo questo articolo un vero capolavoro di analisi del voto, senza giri di parole o perifrasi inutili. E' la miglior risposta a tutte le ingiurie delle lumache quinquennali che imperversano in rete, le stesse persone che hanno distrutto ogni cosa, incluse le amicizie e l'azione politica di Cambiare e Vivere Labico. Meglio se tornano in letargo, a Labico è uscito il sole.
RispondiEliminaMaurizio Spezzano