Qualche settimana fa sui media
locali era apparsa una notizia piuttosto sconcertante, ma che, avvezzi come
siamo ai rodati meccanismi di una certa politica, non ha suscitato particolari
perplessità. In pratica era stata organizzata addirittura una conferenza stampa
per fornire le seguenti informazioni:
-
la
via Casilina versa da anni in uno stato pietoso e necessità
di consistenti interventi di manutenzione;
-
in Regione non se n’era accorto nessuno, ma grazie alle
sollecitazioni di alcuni politici locali si sono resi conto della necessità di
correre ai ripari;
-
hanno annunciato che quanto prima si provvederà e,
all'uopo, sono state stanziate adeguate risorse pubbliche.
A quanto pare non era una
simpatica burla, ma la tradizionale iniziativa di campagna elettorale, vista
l’imminenza delle elezioni europee.
Evidentemente la locuzione “cambia verso” è solo uno slogan e non si
applica al modello classico di ricerca del consenso basato su una sostanziale
trasfigurazione del significato della politica e della pubblica
amministrazione. Chi governa (o amministra), infatti, non dovrebbe svolgere le
sue funzioni per dispensare piaceri o elargire concessioni. Forse (ma la
formula dubitativa è d’obbligo) chi ha il compito di gestire una fondamentale
arteria di comunicazione come la via Casilina (un’antichissima strada consolare
romana, non una stradina di campagna) ha il “dovere” di mantenerne il manto
stradale in condizioni adeguate, anche e soprattutto per ragioni di sicurezza.
E pensare che sia necessaria la segnalazione perché si intervenga (mi correggo:
perché si prometta di intervenire) è davvero sconfortante. Si può immaginare
quanta fatica mi costi dare ragione ad Alfredo Galli che, in un successivo
comunicato, ha spiegato che, da tempo, il comune segnalava l’esigenza di
intervenire, ma, se le cose stanno come le racconta Galli, non basta che arrivi
una segnalazione, ma è necessaria una vera e propria “raccomandazione”. Se la
regione è guidata dal partito X, la segnalazione deve arrivare dal sindaco del
partito X o dal segretario locale del partito X, altrimenti non viene presa in
considerazione. Peccato che questa critica suoni un po’ come quella del famoso
bue indirizzata all'amico asino. Come fa Galli a lamentarsi di questo modus
operandi, visto che del diritto trasformato in favore ha fatto la sua ragione
di vita politica? Del resto ricordiamo tutti perfettamente le opere
“preelettorali”, comprese le asfaltature delle strade (ah, il contrappasso), prima
di ogni elezione comunale, magari attraverso ordinanze sindacali urgenti, il
cui unico requisito emergenziale era l’approssimarsi delle urne.
Forse, prima che la distruggano
completamente (e qui, a quanto pare, i partiti di riferimento delle due fazioni
sembrano essere “in grande sintonia”), bisognerebbe rileggersi alcuni passaggi
della Costituzione, dove è scritto a chiare lettere che i cittadini cui sono
affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed
onore (art. 54) e che i pubblici uffici sono
organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità
dell'amministrazione (art. 97). E a Labico la parola “imparzialità” così vicina
alla parola “amministrazione” suona come una beffa.
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