Il consiglio comunale di Labico –
la cui celebrazione è frequente quanto un’affermazione di buonsenso della
Santanché – viene convocato per la seconda volta nel giro di pochi giorni e
sempre per lo stesso motivo: l’approvazione del piano programma dell’azienda
servizi comuni. Detta così sembra una cosa davvero importante. Nella realtà –
guardando con un minimo di attenzione gli atti – ci si accorge che il vero nodo
della questione è l’assunzione di un paio di persone da “infilare” negli uffici
comunali. Per aggirare la più severa normativa in materia sugli enti pubblici
il sindaco ha pensato bene di organizzare un abile escamotage: inserire, tra i
servizi forniti dall’azienda esterna, mansioni “tipiche” della struttura
comunale e chiedere le figure corrispondenti (i cui nominativi sono stati
precedentemente concordati). Poi sarà compito dell’azienda organizzare una
sorta di concorso – fortemente ispirato ai principi della correttezza e
dell’imparzialità – che, in via del tutto casuale, vedrà affermarsi proprio una persona decisamente molto vicina all'amministrazione. Era già capitato con il concorso per il tirocinio
formativo come segreteria del sindaco, in cui ebbe la meglio – superando
persone di gran lunga più competenti e qualificate – proprio la segretaria del
sindaco. Ossia il risultato che tutti davano per scontato (http://vimeo.com/51901208 e http://vimeo.com/52377588).
Probabilmente martedì assisteremo
a qualcosa di molto simile. Non sarà difficile fare pronostici su chi verrà
beneficiato da questa operazione. E a confermare i sospetti c’è l’incauta
affermazione di Giorgio
Scaccia – per fortuna messa a verbale dalla segretaria
comunale – che ha ingenuamente affermato che al Comune “due persone stanno
lavorando gratuitamente”. Un qualunque consigliere comunale che interpreti
correttamente il proprio ruolo – non di
maggioranza o di opposizione, quindi, ma semplicemente “libero” – si sentirebbe
in obbligo di domandare a Scaccia chi lavori gratuitamente negli uffici, che
lavoro svolga, a che titolo abbia accesso alla documentazione amministrativa,
sulla base di quale criterio di individuazione sia stata scelta, ecc. ecc. Per
fortuna un consigliere comunale che formulerà queste domande ci sarà, ma non
sarà uno della maggioranza. Gli esponenti della maggioranza, infatti, non si
fanno domande. Per loro è tutto normale. Anche disinteressarsi per mesi dei problemi del paese e poi convocare due volte in pochi giorni il consiglio comunale per un paio di assunzioni molto ambigue. Il capo dispone, il capo decide e
loro, obbedienti, alzano la
mano. Sono anche costretti a dichiarare di essere d’accordo.
Qualcuno – per imbarazzo – preferisce non parlare, altri, i più zelanti,
trovano anche il modo di intervenire per giustificare questo vergognoso modo di
amministrare. Hanno addirittura condiviso la scelta – illegittima – di
“proibire” la diffusione dei nostri bollettini informativi. Un atto degno del
ventennio e che chiunque abbia davvero un briciolo di rispetto per la
democrazia dovrebbe censurare con forza. Non i nostri eterodiretti consiglieri
di maggioranza che non si preoccupano di un'attività amministrativa funzionale
alla visione personalistica e privatistica del sindaco. E non pensano,
approvando l’atto in discussione di martedì 6 agosto, di rendersi complici – e
responsabili sul piano amministrativo e penale delle eventuali incongruenze in
esso contenute – di una lesione del diritto e della legittima aspettativa delle
ragazze e dei ragazzi di Labico a cui genitori diligenti spiegano l’importanza
dello studio, dell’impegno e del merito e che invece devono prendere atto che
il sistema più efficace per ottenere un risultato rimane – almeno a Labico –
quello clientelare e che la meritocrazia è una chimera molto lontana dalla
realtà. A questo punto a loro non rimangono che due possibilità: mettersi in
fila davanti alla porta dei potenti per ottenere concessioni e favori oppure
unirsi alla battaglia di chi vuole sovvertire metodi e mentalità inaccettabili
e restituire al Paese i principi della legalità e della trasparenza. La
differenza tra le due opzioni sta tutta in una parola: dignità.
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