Non è andata
bene ad Alfredo Galli. Paradossalmente gli sarebbe convenuto perdere le
elezioni, magari addossando la responsabilità di tutti i problemi al sindaco
uscente. La bomba depuratori era già esplosa e, con un’adeguata riflessione,
non era difficile immaginarne la portata economica – almeno in ordine di
grandezza – per le casse comunali. Lasciarne la gestione a chi, pur senza
averne la responsabilità diretta, si ritrovava col cosiddetto “cerino in mano”
sarebbe stato quasi un colpo da maestro. Ma, si sa, una delle regole della
politica, o almeno di una certa politica, è che non bisogna mai mollare una
poltrona, per nessun motivo. Così, quando Galli – che per l’imminente sconfitta
aveva già pensato di mandare avanti un gregario - si è reso conto che
l’opposizione era divisa, ha deciso di approfittarne per tornare al potere. Un
potere gestito – se possibile – peggio di come l’aveva gestito fino ad ora (sì,
lo sappiamo, non era facile). Nell’evidente incapacità di gestire gli enormi
danni inferti al paese e al suo territorio, ha pensato bene di sostituire
un’autorevolezza mai avuta con un’autoritarietà sconfinante nell’arroganza e
nella sopraffazione. E’ ormai un anno che andiamo avanti così, con
un’amministrazione che non riesce ad affrontare concretamente i problemi di cui
è responsabile e che si limita ad impedire che, di quei problemi, si parli. Per
fare questo viola costantemente le norme dell’ordinamento giuridico sul quale
ha prestato solenne giuramento: non rispettando i tempi per l’approvazione dei
documenti del bilancio, il cui contenuto appare in contrasto con i principi di
contabilità pubblica; impedendo riprese e registrazioni dei consigli comunali,
per impedire ai cittadini di sapere a chi hanno affidato le sorti della propria
comunità; infrangendo le norme che impongono di dare le giuste risposte alle
istanze dell’opposizione; instaurando un clima di terrore nel palazzo del Comune,
dove chi prova ad agire con correttezza professionale rischia il posto di
lavoro. Per chi, invece, non è ricattabile, l’arma è sempre la stessa:
“l’intimidazione giudiziaria”. Ci siamo già passati, per avere segnalato
un’anomalia sul permesso di costruire che ha consentito al Sindaco Galli di realizzare
una bella villa in piena zona agricola e ci stiamo ripassando, per avere
espresso delle perplessità su alcune recenti decisioni di Galli. Per il nostro
sindaco, evidentemente, non esiste il diritto di critica politica. E’ sempre
stato abituato ad opposizioni piuttosto morbide e collaborative e, non a caso,
la strada che collega l’opposizione alla maggioranza labicana è sempre
piuttosto trafficata. Il sindaco non sopporta, quindi, che qualcuno esprima dei
dubbi quando afferma, con tono trionfale, di aver finalmente risolto il
problema dei depuratori e di averne ottenuto – dopo un anno di duro lavoro – il
dissequestro. Omette di dire che questo scherzetto, del quale ha la piena
responsabilità politica e amministrativa, è costato ai cittadini qualcosa come
quattro milioni di euro. Non solo omette di dirlo, ma omette anche di inserirlo
nei documenti di bilancio, forse perché, se lo facesse, salterebbe il banco.
Non lo diciamo solo noi –che siamo stati i primi ad evidenziare tutte le
criticità della situazione – lo dice anche un ex segretario comunale. Badate
bene: “un ex” e non “l’ex”. Perché a Labico abbiamo visto passare quattro
segretari comunali nell’ultimo anno e mezzo. Neanche questo è un caso. Assumere
una simile responsabilità in “questo” comune significa maneggiare qualcosa di
rovente. E più di qualcuno ha temuto di scottarsi. L’ex segretario, infatti, in
una puntuale e circostanziata lettera inviata al sindaco, alla giunta e agli
uffici competenti, ha messo nero su bianco la gravità della vicenda depuratori
(3,8 milioni di euro al 14 febbraio 2013), mettendo in serio dubbio la
legittimità dell’operazione transattiva approvata con delibera di giunta
comunale (delibera che, solo a leggerla,
fa drizzare i capelli in testa per la sconcertante approssimazione e
superficialità con cui è scritta), nonché la vera e propria drammaticità della
situazione debitoria in cui versa il comune e che si continua bellamente ad
ignorare. Ovviamente quel segretario è andato via. Così come è andata via la
responsabile del dipartimento dell’urbanistica, un tema molto caro al sindaco,
per il quale ha bisogno di circondarsi di persone molto, come dire, “in
sintonia” con lui. Altrimenti è meglio che facciano altro. Vale per i tecnici,
come per i politici. E, infatti, non c’è più nemmeno un assessore
all’urbanistica. L’urbanistica è lui, il re sole, anzi mattone. Che poi ci sia
un conflitto di interessi, non è rilevante. Anzi, meglio far finta di niente e,
soprattutto, meglio non dirlo: potrebbe scapparci un nuovo manifesto, stampato
e affisso a spese dei cittadini, e, probabilmente, un nuovo formale richiamo
alle forze dell’ordine affinché ripristinino la legalità a Labico. Chissà,
potrebbe succedere davvero, ma non siamo certi che sarebbe lui a rallegrarsene.
Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano
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