La strenna natalizia dei nostri
amministratori non è, come si potrebbe pensare, la seconda rata dell’IMU, ossia
il ripristino di un imposta sugli immobili voluto dal governo Monti per sanare
i conti pubblici e che Galli aveva promesso – in campagna elettorale – di
ridurre al minimo (e invece ha alzato quasi al massimo). Non è neppure la TARSU
che ci avevano promesso sarebbe stata ridotta e che è invece schizzata alle
stelle, probabilmente anche a causa del fallimento della raccolta porta a porta
(i cui dati sono rigorosamente top secret). No, la strenna natalizia è ancora peggio degli altri due "regali" dei nostri amministratori ed è ben
nascosta dietro un documento contabile denominato “verifica degli equilibri di
bilancio”, previsto dalla normativa vigente e che serve a monitorare lo stato
dei conti dell’amministrazione. La norma prevede che questa verifica debba
essere fatta almeno una volta all’anno (ma di più con amministratori come i
nostri non è neppure immaginabile) entro il 30 settembre. Quest’anno c’è stata
una proroga e il termine è slittato al 30 novembre. Con due mesi in più a
disposizione ci si sarebbe aspettato che i tempi venissero rispettati. Invece –
neanche a dirlo – i nostri ineffabili amministratori non sono riusciti
nell’arduo compito e si sono fatti richiamare dal prefetto che ha indicato un
nuovo termine per l’approvazione. Ovviamente è saltato anche quello e il nostro
comune (che, in teoria, potrebbe essere destinatario di un provvedimento di
scioglimento) si appresta a votare degli equilibri di bilancio che –
considerati i tempi – assomigliano molto ad un rendiconto.
La prima cosa che salta agli
occhi è l’enorme divario tra il quadro contabile della previsione di bilancio
(sostanzialmente confermata dall’assestamento) e la situazione fotografata con
la verifica degli equilibri. L’importo complessivo si riduce di oltre il 40 per
cento. Si passa infatti da 9,7 milioni di euro a 5,7 milioni di euro nella fase
di accertamento. In compenso, nonostante pochi giorni separino la data di
approvazione degli equilibri dall’ultimo giorno dell’esercizio finanziario, la
stima finale è un po’ più ottimistica: 6,5 milioni di euro. In pratica la
maggioranza è convinta di reperire 800mila euro tra natale e capodanno (e non è
una metafora).
La conseguenza (speculare) di
questa drastica riduzione di risorse disponibili si riverbera sugli investimenti.
Le famose opere pubbliche, il cui elenco viene tramandato di consiliatura in
consiliatura, rimangono così a svolgere una funzione ornamentale dei programmi
elettorali della maggioranza. I settori che pagano il prezzo più alto
all’assoluta mancanza di capacità programmatoria dei nostri amministratori sono
quelli delle infrastrutture e della gestione del territorio e dell’ambiente per
i quali risultano impegnati rispettivamente il 2,7 e l’8,8 per cento
dell’assestamento. Un altro fallimento.
Basterebbe questo per
classificare negativamente il bilancio e chi se ne assumerà la responsabilità
politica di fronte ai cittadini. Galli, invece, ci tiene a dimostrare che al
peggio non c’è mai fine e inserisce, finalmente, i primi dati ufficiali sulla
questione dei depuratori. Aveva fatto finta di niente nei due precedenti
documenti contabili, ma stavolta non è proprio riuscito ad ignorare la
questione. E così, ci ritroviamo la bellezza di 3,7 milioni di euro di
“gestione straordinaria”, per la quale si dovrà aprire una procedura di
riconoscimento di debiti fuori bilancio. Un buco enorme in un quadro
finanziario come quello di Labico. L’ordine di grandezza è lo stesso
dell’intero ammontare delle spese correnti.
Il vero problema è che a nessuno
degli amministratori viene in mente che il danno economico è stato causato da
probabili responsabilità (politiche, amministrative e penali) nella
programmazione, realizzazione, affidamento e gestione degli impianti di
depurazione. E che, in diritto, chi è causa di un danno ne deve sostenere gli
eventuali costi. Per i nostri amministratori, invece, è normale che un danno
causato da terzi venga ripagato dagli stessi cittadini che non solo non hanno
alcuna responsabilità, ma che stanno vivendo anche il disagio conseguente a
quel danno.
La “soluzione” individuata da
Alfredo Galli e dalla sua maggioranza è molto semplice. Si vende un pezzo di
patrimonio pubblico (probabilmente dei locali a Palazzo Giuliani, ma non si
preoccupa certo di spiegarlo) per circa 200mila euro, si spostano due tranche
del debito (per un totale di 624mila euro) nelle annualità successive (2013 e
2014) e, in appena cinque nebulosissime righe ci informano che – probabilmente
– intendono regalare opere e infrastrutture del servizio idrico ad ACEA per un
valore di 2,6 milioni di euro. E ACEA, che non è esattamente l'Opera Pia
Misericordiosa delle Carmelitane scalze, a chi andrà a bussare cassa per
recuperare il sostanzioso investimento? Alla porta di Alfredo Galli e Giorgio
Scaccia o alla porta di tutti i cittadini labicani con un bell’aumento di tutte
le tariffe idriche? E perché sul documento contabile si parola di un
“trasferimento in itinere” di beni pubblici senza che nessuno ne sia a
conoscenza?
Ma le anomalie non finiscono qui.
Dalla lettura della relazione sugli equilibri di bilancio sembra che il
riconoscimento dei debiti fuori bilancio avvenga in modo automatico per il loro
inserimento nel quadro contabile. In realtà – ed è la stessa relazione ad
evidenziarlo – il riconoscimento deve avvenire con deliberazione apposita,
contestuale a quella di verifica degli equilibri. Perché non è stata
predisposta la delibera “ad hoc”, come indicato dalla stessa relazione? Forse
perché mancano i requisiti che la legge stabilisce per il riconoscimento dei
debiti? Del resto la normativa in merito parla chiaro e indica un sentiero
piuttosto stretto per riconoscere la legittimità dei debiti fuori bilancio. Già
in passato i nostri amministratori avevano fatto una forzatura inserendo come
debiti fuori bilancio spese causate dalla loro incapacità e che non avevano
portato – come stabilisce la legge – “utilità ed arricchimento per l’ente”.
Anche in questo caso ci sembra che vi sia ben poca utilità e gli unici ad
arricchirsi sono gli autotrasportatori.
Insomma, ancora una volta ci
arriverà il conto per i pasticci combinati da Galli e compagnia nell’allegra
gestione della pubblica amministrazione. Ancora una volta ci sono molte
criticità che potrebbero portare la magistratura contabile ad accertare gravi
responsabilità per danno erariale. E chi, giovedì 27 dicembre, voterà per la
scandalosa delibera che Galli e Scaccia proporranno in consiglio, si assumerà
una grossa responsabilità, politica e amministrativa. A cominciare dal punto
quattro della premessa della delibera, secondo il quale “nel corso
dell'esercizio si sono verificate delle esigenze straordinarie di spesa non
conoscibili o non definibili con precisione in sede di costruzione del bilancio
di previsione e dei suoi allegati”. Ebbene, quando è stato fatto il bilancio di
previsione sapevano anche i sassi che avremmo dovuto sostenere costi per almeno
2-3 milioni di euro (lo diceva la stessa relazione al bilancio, bastava
leggerla). Negare anche l’evidenza non solo è un insulto al buon senso, ma è
anche un vero e proprio falso. Tra l’altro in un atto pubblico. I consiglieri
di maggioranza che voteranno a favore di quella delibera condivideranno anche
quel punto. E non faranno certo una bella figura. Noi, più che metterli sull’avviso,
non possiamo fare. Ah, dimenticavano: Buon Natale.
Maurizio Spezzano e Tullio Berlenghi
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