“Ma guarda ‘sta deficiente!”. Roma,
7 giugno 2016, ore 18 e 50, via Cernaia, il traffico è reso più caotico del
solito da una pioggia piuttosto intensa. In effetti l’avevo già notata, la "deficiente": era appena ripartita dopo l’incrocio e la guardavo un po’
preoccupato perché i motorini la superavano a destra e a sinistra rischiando di
farle perdere l’equilibrio. Arrivata in prossimità della fermata dell’autobus
commette l'imperdonabile errore per il quale l’autista dell’autobus dove mi trovo
io pensa bene di riempirla di insulti. L’autobus che ci precede è fermo e lei
all'inizio si sposta a sinistra con l’intenzione di superarlo ma, nel momento
in cui si rende conto che l’autobus sta ripartendo e non farebbe in tempo a
sorpassarlo, decide di attendere per poi rimettersi a destra. L’energumeno che
guida il mio autobus non gliela perdona e, insieme agli insulti, compie una
manovra tanto pericolosa quanto inutile, infilandosi in velocità tra lei e il
marciapiede in uno spazio di appena pochi centimetri più largo per poi frenare
bruscamente alla fermata e aprire le porte.
Nei pochi chilometri di tragitto
da largo Chigi a qui avevamo incontrato, nell'ordine, diverse automobili che
percorrevano allegramente la corsia preferenziale, un’automobile privata che
aveva pensato bene di parcheggiare (con le quattro frecce lampeggianti, però)
alla fermata di via del Tritone per far scendere una signora esattamente di
fronte al negozio scelto per lo shopping, un non meglio quantificato numero di
automobili, furgoni, scooter parcheggiati in doppia e tripla fila su via
Barberini, per oltrepassare i quali sono stati necessari dieci minuti di
attesa, un autobus turistico fermo, sempre in doppia fila, in via Vittorio
Emanuele Orlando per caricare un gruppo di visitatori della città eterna e
relativi bagagli (e noi sempre lì in rassegnata attesa). Fino a quel momento il
Charles Bronson dell’ATAC non aveva dato alcun segno di disappunto per il consistente
numero di violazioni del codice della strada che, oggettivamente, avevano contribuito
ad aumentare il tempo di percorrenza della vettura n. 7698 della linea 492. Solo
alla vista della ciclista si è materializzata in lui l’incontenibile esigenza del
rigoroso rispetto della sua personale interpretazione delle norme che regolano
la circolazione stradale. Un’interpretazione in base alla quale, suppongo, che
essere donna e alla guida di una bicicletta siano due colpe di estrema gravità.
In effetti neanche io saprei dire cosa sia peggio.
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