Oggi è il
70° anniversario della terribile strage di S. Anna di Stazzema. 70 anni fa i
soldati tedeschi, con l’aiuto dei fascisti italiani, uccisero brutalmente 560
persone, tra cui 130 bambini. L’anno era il 1944 e l’Italia era in guerra.
Uccidere era la norma. Per decidere che quell’eccidio era un crimine (contro
l’umanità) sono stati necessari 60 anni. Già perché noi umani abbiamo anche la
pretesa di credere che possano esistere delle regole in quel gioco disumano che
chiamiamo “guerra”. Senza pensare che a giudicare le eventuali violazioni
saranno i vincitori del conflitto, i quali useranno, per forza di cose, pesi e
misure ben diversi da quelli che avrebbero usato gli sconfitti a parti
invertite. Del resto l’attentato di via Rasella non era forse – agli occhi
degli occupanti – un vile attentato terroristico? E la rappresaglia (ossia
l’eccidio delle fosse ardeatine) non era una esemplare giustizia punitiva? Se
la Germania avesse vinto il conflitto chi avrebbe giudicato i due episodi? E
con quale verdetto? C’è forse bisogno di ricordare un altro massacro, quello di
Sand Creek, in memoria del quale Fabrizio De André scrisse una delle sue più
belle canzoni, per capire quanto sia importante essere dalla parte del
vincitore per stabilire se sia stato commesso un crimine?
Avventurarsi in complessi
confronti non è semplice e probabilmente non è necessario. E’ importante però
ricordarsi del passato per giudicare il presente. Quando si parla della
Palestina, ad esempio, si dà per scontato che tutte le ingiustizie commesse da
Israele siano ormai “archiviate” (attacchi, occupazioni, deportazioni, ecc.),
quindi si giudicano i fatti a partire da adesso (magari dimenticando le numerose, quanto timide, risoluzioni ONU). Se Hamas lancia un razzo è
“giusto” che Israele reagisca, anche bombardando le civili abitazioni,
trucidando civili innocenti, massacrando bambini. E’ il cosiddetto diritto alla
difesa. Che diventa l’alibi per il più forte per massacrare il debole e
l’indifeso (stiamo parlando della popolazione civile).
Non si possono cercare
giustificazioni per gli attacchi di Hamas e il quadro è talmente intricato che
sarebbe difficile trovare un modo per ricomporre una situazione in cui si sono accumulate
ingiustizie su ingiustizie, ma lo strapotere militare israeliano (che gode
anche dell’appoggio incondizionato di molti paesi occidentali) non lascia dubbi
su chi avrebbe (volendolo) la possibilità di intraprendere sul serio la via
della pace. La disparità tra le forze in campo è enorme e la risposta agli
attacchi è sempre di gran lunga superiore all'entità ed alla pericolosità degli
attacchi stessi, con la consapevolezza che il bersaglio è la popolazione
civile. Ed ogni volta, in nome della difesa e della giustizia, si perpetra qualche
nuova ingiustizia e si alimenta nuova disperazione e nuovo odio, portando
ancora linfa ai conflitti. Il paradosso è che, in passato, la soluzione a
questo genere di conflitti si è avuta prevalentemente grazie allo sterminio
(come per alcuni popoli sudamericani) o alla completa sottomissione (come i
nativi nordamericani). Certo, all’epoca non c’era l’ONU, che, pur con i suoi troppi
limiti, rappresenta comunque un luogo dove si cercano di conciliare le
contrapposizioni e le tensioni del panorama internazionale.
Resta il fatto che per chi
governa la soluzione più semplice, più pratica, più immediata è quella del
ricorso alla violenza e all’orrore. Già la guerra in sé è un crimine ed una
resa della ragione, ma una guerra che vede come obiettivo chi, come i bambini,
è “innocente” per definizione, è qualcosa di davvero abominevole. Ed è
abominevole e ipocrita ogni tentativo di giustificare scelte criminali. A Sant’Anna
di Stazzema come alle Fosse Ardeatine, a Sand Creek come a Gaza.
complimenti....!! ....ne condivido ogni parola.....
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