Alfredo Galli, sempiterno sindaco di Labico |
La vera
genialità di chi amministra Labico è, da sempre, la disinvoltura con cui riesce
ad ignorare le regole – se il loro rispetto implica anche il benché minimo
disturbo per chi esercita il potere – e delle quali chiede invece
un’applicazione ferrea quando il destinatario della norma è qualcuno non
sufficientemente sottomesso al “cerchio magico”. Ci ho ripensato mentre leggevo
della convocazione del consiglio comunale prevista il 27 dicembre. A convocare
il consiglio comunale è, ancora una volta, il sindaco, il quale, adatta ogni
volta le modalità di funzionamento della macchina amministrativa alla sua
personale esigenza di controllo del potere. Nella scorsa consiliatura, quando,
non potendo svolgere il ruolo di sindaco, in ossequio ad una norma che
impedisce l’esercizio di tre mandati consecutivi, fu costretto ad
“accontentarsi” del ruolo di vicesindaco, fece il diavolo a quattro per
sottrarre a Giordani il potere di convocare e gestire le assemblee consiliari,
con il chiaro obiettivo di ridurne ruolo ed autorevolezza. Non fu cosa
semplice, ma alla fine venne approvata una modifica statutaria e regolamentare
per far sì che non fosse più il sindaco a presiedere il consiglio comunale.
Norma che, con la sua rielezione a sindaco, gli sta un po’ stretta. Cosa fa
allora il sindaco Alfredo Galli, noto accentratore di potere e che preferisce
gestire in prima persona qualunque cosa riguardi l’amministrazione comunale?
Semplice. Ignora serenamente un dispositivo normativo da lui fortemente voluto
e si attribuisce il ruolo di presidente del consiglio, nel silenzio di una
maggioranza, la cui principale qualità è soprattutto quella di assecondare le
volontà del proprio leader politico. Ma il regolamento? Si chiederà
ingenuamente qualcuno. Il regolamento, lo statuto, le leggi, le norme, servono
solo quando possono essere usati “contro” l’avversario. Come quando si appella
a leggi (magari inesistenti) per denunciare o chiedere danni a chi fa veramente
opposizione contro il suo modo di amministrare il paese. Intanto lui, in
violazione del “suo” regolamento, convoca il consiglio comunale il 27 dicembre,
dimostrando un’assoluta mancanza di rispetto, umana prima che politica, nei
confronti degli altri consiglieri che, come lui, rappresentano la popolazione
labicana.
Del resto è
facile immaginare che il sindaco preferisca che i labicani sappiano il meno
possibile di come ha gestito il paese in questi ultimi vent’anni,
trascinandolo, di fatto, in un baratro economico-amministrativo da cui farà
veramente fatica a risollevarsi. Il primo punto all’ordine del giorno altro non
è infatti che la piena ammissione del suo fallimento. La procedura di
riequilibrio finanziario pluriennale, inserita provvidenzialmente lo scorso
anno nel testo unico degli enti locali, è una sorta di dichiarazione di
bancarotta dell’ente. Non a caso il suo soprannome è “predissesto” e la sua
struttura è mutuata dal diritto fallimentare. Il ricorso a questa procedura
permette all’ente locale di contrarre nuovi debiti con lo Stato per fare fronte
alla massa debitoria creata con la propria allegra gestione. A prescindere
dall’eventuale ricorso al finanziamento statale, una delle caratteristiche del
predissesto è quella di obbligare gli enti che se ne avvalgono ad un rigoroso piano
di rientro il cui costo è interamente a carico dei cittadini. E qui è il vero
paradosso di tutta questa vicenda. Il nostro comune è stato trascinato in una voragine
senza fondo e chi ne è la principale causa – per incapacità o altro – non solo
continua a non pagare un prezzo, ma trova un appiglio giuridico per continuare
a gestire in prima persona l’ente locale che ha portato al disastro, col
rischio (e, conoscendolo, è qualcosa di più di un rischio) di provocare nuovi
danni. E’ un po’ come se avessero affidato a Tanzi la procedura concorsuale
della Parmalat dopo il crac finanziario o come se avessero scelto Schettino per
le operazioni di recupero della Costa Concordia. E per non correre il rischio
che qualcuno lo faccia notare, Galli convoca il consiglio comunale in piene
vacanze natalizie, sperando nell’assenza di qualche “scomodo” consigliere di
minoranza e nella distrazione “festiva” della cittadinanza. Purtroppo
scopriremo molto presto quanto ci costerà caro questo panettone. Nel frattempo,
buon anno a tutti!
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