La risposta di Galli sulla vicenda della sala di Palazzo Giuliani, conferma ancora una volta – se mai ce ne fosse bisogno – che la sua visione dell’amministrazione della cosa pubblica si basa su un gigantesco equivoco. Il nostro vicesindaco è convinto, infatti, che il conferimento di un ruolo politico-amministrativo a seguito di un successo elettorale equivalga all’attribuzione di un potere assoluto su tutto ciò che è di competenza comunale. Se il comune possiede degli immobili, lui ne può fare l’uso che vuole, concedendone l’uso a chi decide lui, senza essere tenuto a spiegare alcunché a chicchessia. Riesce a considerare suoi anche i soldi del bilancio comunale. Gli capita spesso, infatti, di parlarne in prima persona, qualche volta al plurale, molto spesso al singolare. “Ho finanziato questo, ho comprato quello, ti ho dato 1000 euro per l’iniziativa”. Ché uno potrebbe pensare che i soldi siano i suoi. E invece sono i soldi nostri. Ne è talmente convinto da essere imputato per un reato contro la pubblica amministrazione. Aveva, infatti, deciso di dare soldi pubblici ad un privato senza degnarsi di dare troppe spiegazioni.
Tornando alla questione della sala forse è il caso di ricostruire brevemente i fatti. Il comitato elettorale – non il sottoscritto e non l’opposizione consiliare – aveva presentato una richiesta di utilizzo della sala per un’iniziativa informativa sui referendum. Il vicesindaco aveva risposto di no, adducendo come motivazione l’esistenza di uno stravagante regolamento adottato in fretta e furia dalla giunta comunale con il preciso obiettivo di negare gli spazi comunali alle realtà sgradite all’amministrazione. Un regolamento sconfessato dalla stessa maggioranza con l’approvazione di un ordine del giorno che ne chiedeva l’immediato ritiro. Per fortuna è ormai risaputo gli impegni che assume questa maggioranza – e in particolare il sindaco - valgono quanto il due di coppe quando regna bastoni e nessuno con un po’ di buonsenso farebbe affidamento sulle loro chiacchiere. Sta di fatto che la delibera n. 95 è la norma più derogata d’Italia. Lo stesso Giordani ha organizzato – in barba alla delibera – una bella cerimonia privata per la sua investitura a cavaliere templare.
A seguito del primo diniego un esponente del comitato, Ilario Ilari , è andato a parlare con il vicesindaco e, dopo una breve conversazione in presenza di tutta la giunta, ha ottenuto – verbalmente – la disponibilità della sala. “Bisogna solo ripresentare la domanda, per ragioni burocratiche”. La presidente del comitato ripresenta la domanda e, dopo un’altra settimana, arriva il secondo rifiuto. Questa volta firmato dal sindaco, perché, a suo dire, la richiesta era priva della motivazione. Altra visita ai potenti – questa volta con due esponenti del comitato, Giulia Lorenzon e Ilario Ilari , accompagnati dal sottoscritto -, altro chiarimento e, in mancanza di ragionevoli motivazioni per negare l’uso della sala, hanno dato il nulla osta.
La portavoce del comitato se n’era andata soddisfatta, pensando che i problemi fossero finiti lì. Le due massime autorità cittadine – sindaco e vicesindaco – avevano riconosciuto che non c’era un motivo plausibile per precludere la disponibilità della sala al comitato e il sindaco aveva sottoscritto l’autorizzazione. Solo nel pomeriggio Giulia Lorenzon aveva scoperto che – secondo le brillanti menti che amministrano il nostro comune – avrebbe dovuto farsi carico di trovare le chiavi. Anzi avrebbe anche dovuto sapere “chi” aveva le chiavi. Già perché a Labico non c’è nulla di chiaro. Non si è neppure mai capito quale dipendente del comune abbia la responsabilità della sala. Il “capo area” non c’è da tempo e gli amministratori non si sono mai preoccupati di affrontare il problema. Del resto è difficile aspettarsi che affrontino i problemi coloro i quali sono soliti crearli, i problemi. Resta il fatto che il patetico tentativo di ostacolare l’iniziativa referendaria non è andato in porto. Il referendum è andato benissimo e Labico ha registrato un’affluenza media sopra al dato nazionale. Alla faccia di Galli e Giordani.
Non ho capito: ma la chiave alla fine l'avete trovata, avete organizzato una caccia al tesoro o avete organizzato una intrusione con scasso a Palazzo Giuliani?
RispondiEliminaE' noto che voi siate una manica di comunisti delinquenti. Dovete imparare: quando siete al cospetto del capo dovete stare a testa bassa, cappello in mano e, possibilmente, a pantaloni abbassati. Non si sa mai quello che vi si può chiedere.
Fuori dallo scherzo: e' una vergogna il tentativo di boicottare ogni cosa solo perché non sono loro ad organizzarla o ad esserne promotori.
I labicani hanno intelligenza per capire: da qui ad un anno di loro non ci sarà neppure il ricordo. Lontano.
mau
Maurizio, che ci vuoi fare. Noi replichiamo con l'ironia all'arroganza, ma questa prepotenza secondo me indica una debolezza di fondo di una compagine amministrativa che unisce logiche clientelari ad incompetenza con il bel risultato che tutti possono vedere...
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