Il primo consiglio comunale dell’anno si è tenuto il 22 febbraio. L’ultimo dell’anno precedente il 3 dicembre. Per i nostri amministratori le vacanze di Natale sono durate quasi tre mesi. Non c’è male. E pensare che di questioni da affrontare ce n’erano parecchie, molte delle quali avrebbero avuto la sede “naturale” proprio nel consiglio comunale. Invece per ben 11 settimane c’è stato il silenzio totale, fatta salva la pubblicazione di “regime”, che, con assoluto disprezzo del senso del ridicolo, celebrava i presunti fasti di un’amministrazione assente e distratta.
Non è difficile immaginare che l’opposizione abbia approfittato di una circostanza sempre più rara come la convocazione del consiglio comunale per segnalare agli amministratori alcuni dei problemi più urgenti del paese. Abbiamo quindi parlato della scuola, dei lavori pubblici, dei rifiuti, della sicurezza stradale, dell’uso privato degli spazi pubblici. Le domande poste agli amministratori sono state diverse e circostanziate. Le risposte però non sono arrivate, dando così conferma – se mai ce ne fosse bisogno - di una palese indifferenza. Addirittura c’è stato un tentativo di impedirmi di parlare del problema dei lavori della scuola elementare, perché la questione non era all’ordine del giorno. Il guaio è che i problemi del paese non sono mai all’ordine del giorno di questa amministrazione. Eppure i lavori stanno creando molti disagi a bambini e genitori e di questi lavori non si sa assolutamente nulla, perché nessuno si è degnato di dare spiegazioni. Ad un certo punto sono arrivati, hanno tirato su un muro, isolando completamente un ala della scuola, senza che si capisse la ragione dell’intervento. Abbiamo chiesto al sindaco di spiegarci quali lavori devono fare, in che tempi verranno realizzati, come si intenda ovviare ad alcuni importanti disagi (come il fatto che per recarsi a pranzo i bambini devono uscire all’aperto con non pochi problemi, anche per le insegnanti e il personale scolastico, in caso di pioggia). Abbiamo scritto una lettera un mese fa per chiedere un sollecito intervento del sindaco e della giunta. Nulla da fare. Sembra che il problema non li riguardi. E comunque i soldi per realizzare una copertura non ci sono. O non si trovano. Perché quando il sindaco doveva organizzare la “sua” festa delle nocciole i soldi si sono trovati, quando l’amministrazione si è dovuta pagare la propria propaganda i soldi si sono trovati, quando al sindaco è servita un segretaria i soldi si sono trovati. Quasi sempre mentendo sull’onerosità delle scelte. La festa delle nocciole non doveva costare al comune di Labico (che invece ci ha messo del suo), la segretaria “non avrebbe comportato maggiori oneri” (e invece si è resa necessaria una variazione di bilancio) e il giornalino sarebbe costato quanto l’anno precedente: peccato che oltre ad avere la metà della consistenza (e quindi a costare di più in proporzione) ha beneficiato di un prelievo dal fondo di riserva per pagare la registrazione al tribunale (su questo punto suggeriamo la visione dell’ultimo “Pinocchio” del TG LOV su www.vimeo.com/labico).
L’atto più importante approvato in consiglio è stato il capitolato per le pubbliche affissioni e la tassa di occupazione del suolo pubblico. Questione rinviata per molti mesi e che alla fine si è conclusa positivamente. Dopo un incomprensibile tentativo di impedire la votazione degli emendamenti che avevamo presentato (il 3 dicembre scorso) la maggioranza ha accettato un confronto sul merito e si è resa conto che le nostre proposte erano finalizzate a migliorare l’impianto dell’atto nell’interesse dell’amministrazione e della collettività e ha accolto la stragrande maggioranza dei nostri suggerimenti. Unico neo l’impuntamento su una proposta di principio che chiedeva garanzie di tutela per i diritti dei lavoratori. Altro tema su cui evidentemente la maggioranza non è troppo sensibile. Resta la soddisfazione per aver dato un fattivo contributo alla redazione di un testo che, se correttamente applicato, potrebbe dare al nostro paese, a differenza di adesso, un servizio efficiente e dignitoso.
Al termine del consiglio – considerata l’esiguità dell’ordine del giorno – c’è stato il tempo per esaminare alcune interrogazioni. Non è il caso di elencarle tutte. In fondo la dinamica è sempre la stessa. L’opposizione mette sul tavolo alcune importanti questioni che riguardano il paese - la scuola, la sicurezza, i diritti dei cittadini, la difesa del territorio e dell’ambiente – e un esponente della giunta (di solito Giordani o Galli, ma prevalentemente il secondo) risponde con un tono misto tra l’evasivo e l’indifferente fornendo argomentazioni tanto vaghe quanto inconsistenti che lasciano intendere che il problema non si è affrontato realmente e neppure si intende affrontarlo in futuro, fatti salvi, ovviamente, i buoni propositi di circostanza.
In tutto questo si rafforza la sgradevole sensazione di essere guidati da un’amministrazione priva di un progetto politico, indaffarata prevalentemente a consentire speculazioni fondiarie, che non solo non portano alcun beneficio alla collettività, ma anzi la danneggiano, aumentando disagi e problemi. Qualcuno ovviamente ci guadagnerà ed è difficile immaginare che tutto avvenga per caso. Una variante al piano regolatore già ad elevato impatto sul territorio è stata ulteriormente peggiorata con l’inserimento di ben due grandi zone commerciali nell’immediata prossimità del centro storico e la progressiva cancellazione delle zone agricole. Zone sulle quali, tra abusi, deroghe e permessi di incerta legittimità, lo spazio per la loro utilizzazione naturale (ossia l’agricoltura) è sempre più ridotto. Sindaco e vicesindaco intanto si lambiccano nel tentativo di mettere a tacere chi davvero sta cercando di mandare in tilt questo sistema di potere. Il ricorso alla magistratura non più, come dovrebbe, per garantire il rispetto della legalità, nell’interesse dell’amministrazione e dei cittadini, ma semplicemente nel tentativo di intimidire chi non si allinea. Intanto il vicesindaco continua ad essere contumace (si avvarrà del legittimo impedimento?) in un processo in cui è accusato di un reato contro la pubblica amministrazione. Accusa di cui ne fa persino vanto. In un lontano paese asiatico, per molto meno, un ministro che aspirava a diventare premier si è dimesso dal suo incarico. Ma l’Oriente sembra davvero essere ad una distanza siderale, più o meno la stessa distanza che separa, in chi amministra Labico, la pratica dall’etica.
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