Non me ne vogliate: è proprio la locuzione "cena di gala" che mi causa effetti collaterali indesiderati come l'orticaria. Dopo averci pensato un po' ho deciso di rinunciare all'ambito evento mondano. Nella lettera al mio sindaco spiego anche perché...
Labico, 3 settembre 2010
Alla cortese attenzione
di Andrea Giordani, Sindaco di Labico
di Andrea Giordani, Sindaco di Labico
Oggetto: invito cena di gala
Gent.mo Sindaco,
desidero ringraziarla per l’invito al dibattito ed alla cena di gala di questa sera, arrivato a meno di 24 ore dall’iniziativa. La sensazione che ho avuto è che l’idea di estendere la partecipazione a me – ed all’opposizione tutta – non sia stata del tutto spontanea e convinta. E la tardiva comunicazione – gli inviti erano partiti da diversi giorni – ne è una chiara conferma. Comprendo che l’intensità dello scontro politico renda talvolta difficili i rapporti istituzionali, ma non può portare al punto di mettere in discussione la dignità ed il ruolo dell’intero consiglio comunale, i cui membri – per la legge e per la logica – sono tutti uguali. Ho molte perplessità sul modo in cui è organizzata questa iniziativa che, quest’anno come l’anno scorso, assomiglia più alla celebrazione ed alla promozione di un’azienda agricola privata che non ad una vera e propria sagra di paese; festa che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera cittadinanza, a cominciare dai produttori di nocciole, anch’essi confinati nel ruolo di spettatori e non di protagonisti come sarebbe stato doveroso. Non mi soffermo ulteriormente sugli elementi di perplessità, che avrò modo di esporre in altre sedi ed in altre occasioni, a cominciare dal consiglio comunale, se avrà la compiacenza di lasciare che se ne svolga uno, dopo oltre due mesi di vuoto amministrativo.
Non verrò alla cena di gala. Non per le ragioni che ho in parte accennato o, perlomeno, non soltanto per quelle. Non verrò alla cena perché non mi convince una sagra di paese in cui si prevedono due livelli. Due livelli ben sottolineati da una involontaria fusione della metafora e della realtà, con un piano alto destinato ai potenti e agli amici dei potenti ed un piano terra per il volgo. Per cultura e per sensibilità – e magari un po’ per la pigrizia di inforcare le scale - mi trovo sempre più a mio agio al livello del suolo, dove ho anche la certezza di essere in buona compagnia. Declino quindi garbatamente il suo invito e le auguro una piacevole serata.
Cordiali saluti.
Tullio Berlenghi
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