Sono davvero contento che nel
nostro territorio, con la chiusura della discarica di Colle Fagiolara, si sia
chiuso positivamente un pezzo di storia, a coronamento di un impegno di alcuni
- pochi, determinati e coraggiosi, ai quali vanno i miei sinceri complimenti -
che sono diventati molti e che hanno permesso un cambiamento quasi insperato
per un territorio che qualcuno aveva definito “a bassa reattività sociale”,
ossia incapace di opporsi a scelte di pianificazione ed infrastrutturali
giudicate sbagliate. Con questa premessa potrei limitarmi a salire sul carro
festante dei vincitori (forse con qualche ragione) e fare il mio piccolo post
(auto)celebrativo.
Invece no. Non perché abbia
cambiato idea, tutt’altro. Vorrei soltanto aggiungere un elemento di
riflessione, perché l’eliminazione di una discarica (che costituisce il più
basso gradino nella gerarchia europea della gestione dei rifiuti) è
indubbiamente un ottima notizia, ma se non è accompagnata da politiche
adeguatamente virtuose, rischia di essere solamente lo spostamento di un
problema. In pratica se siamo stati abbastanza bravi - grazie ad una serie di misure di “economia
circolare” (riduzione “a monte” dei rifiuti, recupero, differenziata, riciclo)
- a non avere più bisogno di quella discarica, allora abbiamo ottenuto un vero
successo. Ma se l’equivalente dei rifiuti che venivano conferiti in quella
discarica dovrà andare da qualche altra parte (un termovalorizzatore, una
discarica in un altro comune, in un’altra regione o, peggio, all’estero)
l’entusiasmo dovrebbe essere accompagnato da qualche attenta considerazione
sull’efficienza del sistema.
In questo momento il sistema
rifiuti in Italia è inadeguato. E lo è con livelli di inefficienza variabile
a seconda della latitudine e degli ambiti territoriali (in genere va meglio al
Nord, ma non mancano situazioni apprezzabili al centro e al sud). Nel Lazio la
situazione è senz’altro critica - anche se ci sono regioni che stanno peggio
(ma questa è una magra consolazione) - e al momento non mi sembra che si possa
parlare di “autosufficienza” nella gestione dei rifiuti (e quindi qualcun altro
se ne dovrà fare carico).
Per quanto riguarda il nostro
ambito territoriale (diciamo Valle del Sacco e Monti Prenestini), sarà il caso
di farsi un esamino di coscienza per capire quanto (e se) siamo bravi. Quindi
mi pongo alcune domande. Gli enti locali del nostro comprensorio pubblicano
regolarmente i dati della raccolta differenziata? E questa raccolta
differenziata quanto è efficiente? Ci sono, tra noi, comuni virtuosi (con
percentuali superiori all’80%)? E quanti sono al di sotto del limite del 65%
imposto dal quadro normativo? Come siamo messi con il principio di
autosufficienza e di prossimità? Spero di conoscere le risposte, ma non troppo
presto, non vorrei sciupare questo bel momento.