Non bisognerebbe mai fare delle
riforme sulle regole - che siano quelle elettorali o la Costituzione – basate
sulla contingenza, e quindi sulla convenienza, di chi ha, in quel momento, i
numeri per decidere (tralasciando valutazioni su come si siano ottenuti quei
numeri). Questa riforma della Carta Costituzionale (unita alla legge elettorale
imposta al Parlamento con il voto di fiducia) sembra invece frutto di un chiaro
calcolo politico. In caso di vittoria del SI alle prossime elezioni per il
Parlamento tutto sarà nelle mani di un solo partito, il cui consenso stimato si
aggira intorno al 30 per cento.
Quel partito, in caso di vittoria
(peraltro probabile) alle elezioni, avrà la possibilità di mettere una persona
di fiducia alla Presidenza della Repubblica (prima carica dello Stato), una
persona di fiducia alla Presidenza della
Camera (che col nuovo assetto diventa la seconda carica dello Stato), una
persona di fiducia alla Presidenza del Senato (terza carica dello Stato), un
numero compreso tra otto e dieci (bisognerà vedere come verranno gestiti i
rapporti di forza nei due rami del Parlamento) persone di fiducia alla Corte Costituzionale (dove
quindi avranno la maggioranza assoluta). Verranno pertanto occupati tutti i
ruoli di garanzia e di controllo con buona pace di quell’equilibrio tra i
poteri che è alla base delle sane istituzioni democratiche.
Quel partito, in caso di
sconfitta, avrà comunque in mano il Senato e potrà rendere la vita piuttosto
complicata al Governo perché avrà la possibilità di bloccare tutte le leggi per
le quali rimarrà il bicameralismo paritario. Tanto per fare un esempio potrebbe
bloccare la legge europea, col rischio di esporre l’Italia all’avvio di un rilevante
numero di contenziosi e determinare un’instabilità politico-economica di cui il
Governo sarebbe chiamato a farsi carico.
Sono certo che se questa
operazione – strategicamente molto astuta – l’avesse condotta un Silvio
qualunque adesso avremmo le piazze piene di persone preoccupate e indignate.
Ora invece, buona parte di quelle stesse persone è impegnata a cercare di spiegare
a me e ad altri gufi che in fondo questa riforma non è poi così male: del resto
non sentivamo tutti l’insopprimibile esigenza di cancellare il CNEL?
Nota (scritta 24 ore dopo il post). Ad essere precisi per eleggere il Presidente della Repubblica la maggioranza dovrebbe contare, oltre all'ipotizzabile minore partecipazione al voto dei nuovi senatori, sulla collaborazione di qualche parlamentare di altri schieramenti. Sarà un numero di senatori sufficientemente esiguo da poter immaginare che si riusciranno a raggiungere facilmente "accordi politici" i cui contraenti trarranno sicuramente congruo vantaggio.
Nota (scritta 24 ore dopo il post). Ad essere precisi per eleggere il Presidente della Repubblica la maggioranza dovrebbe contare, oltre all'ipotizzabile minore partecipazione al voto dei nuovi senatori, sulla collaborazione di qualche parlamentare di altri schieramenti. Sarà un numero di senatori sufficientemente esiguo da poter immaginare che si riusciranno a raggiungere facilmente "accordi politici" i cui contraenti trarranno sicuramente congruo vantaggio.
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