Sabato scorso si è tenuta
un’iniziativa pubblica per illustrare ai cittadini il progetto per organizzare
una ricettività turistica nella nostra cittadina. L’idea, di per sé, potrebbe
anche essere valida. Bisogna solo cercare di capire in cosa consiste e come si
intende attuare. Siamo andati ad ascoltare e queste sono le nostre
considerazioni.
A quanto pare un’azienda privata
– la Terravision – sta cercando di realizzare una rete di turismo low cost in
tutto il territorio nazionale, coinvolgendo 100 città. Per promuovere il
proprio progetto sta contattando le amministrazioni locali, alle quali propone
un protocollo d’intesa per inserirle nell’elenco delle 100 città fortunate. Su
internet non c’è molto e nel sito di Terravision ancora non si parla del
progetto. Per capirci qualcosa dobbiamo fare riferimento alle spiegazioni date
dai referenti della società e da Alfredo Galli, che, in qualità di sindaco, ha accolto
con sospetto entusiasmo il progetto. Tra i promoter va segnalata la presenza di
Angelo Miele, già sindaco di Valmontone, già consigliere regionale della
maggioranza Polverini-Fiorito, che rimarrà nella storia per l’oculata gestione
delle risorse pubbliche. Miele ha fatto un discorso che abbiamo faticato a
capire, ma è un nostro limite. Miele da un lato ha affermato di avere un ruolo
tecnico e non politico e di essere stato incaricato di selezionare i 100 comuni
più adatti per questo straordinario progetto. Dall’altro ha affermato, senza
alcun imbarazzo, che la scelta di Labico era motivata dall’amicizia che lo lega
ai nostri amministratori. Per fortuna, sempre a detta di Miele, Labico avrebbe
proprio le caratteristiche adatte: un treno che ti porta a Roma in mezz’ora (e
si capisce che lui non lo prende), un’antica tradizione di produzione agricola
da valorizzare (ma fino ad ora a Labico la valorizzazione del territorio significava
coprirlo di cemento), la necessaria riscoperta di prodotti locali, come il
pisello labicano (del quale si sono ormai perse le tracce). Ovviamente la
realizzazione del progetto porterà a Labico straordinari benefici, impulso
all’economia locale, occupazione, fondi regionali e altre piacevolezze.
La sensazione era un po’ quella
di quando l’imbonitore di turno illustra le prodigiose qualità del servizio di
pentole nelle tv locali. In teoria sembra tutto bello e rassicurante, ma, sotto
sotto, ti chiedi se c’è qualche fregatura. Noi qualche dubbio ce l’abbiamo e
proviamo a mettere in fila le – poche – cose che sono emerse fino ad ora:
- Un soggetto privato si rivolge ad un soggetto pubblico per avere un aiuto nella realizzazione di un progetto con mere finalità di lucro. Il soggetto pubblico (che è il nostro comune) mette subito a disposizione i locali (pubblici) per la presentazione, la stampa e l’affissione dei manifesti (con soldi pubblici) e la collaborazione dell’amministrazione (pubblica, salvo prova contraria).
- Tra i due soggetti (pubblico e privato) verrà stipulato un protocollo d’intesa, del quale si ignorano i contenuti. L’unica cosa che si sa è che il protocollo comporta un onere per il soggetto pubblico di 12mila euro (soldi pubblici, a carico dei cittadini labicani).
- Il progetto consiste nella stipula di contratti di locazione di appartamenti situati nel centro urbano di Labico per un totale di 200 posti letto ad un prezzo di circa la metà del valore di mercato: si è parlato di 1800 euro annui per un appartamento di quattro posti (al netto delle tasse un ben magro profitto).
- I vantaggi per l’amministrazione (e per il paese) sono tutt’altro che certi e alcuni di quelli descritti lasciano perplessi. Secondo Miele, ad esempio, la Regione Lazio avrebbe una maggiore propensione a finanziare i progetti e le iniziative dei comuni che aderiscono a questa proposta. Se fosse vero, sarebbe preoccupante. Zingaretti sa che il nome della Regione viene speso con questa disinvoltura?
- Ci sono dei costi aggiuntivi dell’operazione, come i corsi di aggiornamento del personale del comune e maggiori oneri per i servizi, che saranno, presumibilmente a carico dell’amministrazione pubblica.
- Nella scorsa consiliatura avevamo chiesto all’amministrazione comunale di fare il censimento degli immobili inutilizzati, ma, ovviamente, si sono guardati bene dal farlo. Prima di dare il via ad un’operazione del genere sarebbe quantomeno doveroso uno studio sullo stato del patrimonio immobiliare all’interno del territorio comunale, in modo da far prevalere l’interesse della collettività. L’assenza di informazione potrebbe avvantaggiare i professionisti del settore immobiliare rispetto ai semplici cittadini. Ma a Labico sarebbe la prima volta che questo accade.
- Sul sito del comune di Labico non c’è alcuna traccia di atti relativi al progetto. Non una delibera, non una determina, nulla di nulla.
In ogni caso dobbiamo formulare i
nostri sinceri complimenti a chi ha avuto l’idea. Di solito per avviare un
progetto di questo tipo sono necessari discreti capitali iniziali e bisogna
ricorrere a prestiti e conseguente esposizione debitoria con le banche. Invece,
senza alcuna fatica, gli operatori turistici si ritroveranno con 1,2 milioni di
euro a fondo perduto (12mila euro per 100 comuni) da utilizzare per anticipare
le prime spese in attesa dell’arrivo dei turisti low cost. E se dovesse saltare
tutto, cosa ne sarà di quei soldi? Probabilmente faranno la fine dei soldi che
i prodighi (con i soldi nostri) amministratori labicani avevano generosamente elargito
per un progetto naufragato miseramente, come l’area di sviluppo industriale a
Colle Spina. In quel caso i soldi buttati erano 20mila euro. Se adesso ne
buttiamo 12mila ne risparmiamo 8mila. Stiamo decisamente migliorando.
Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano