
Ahimè, non è così. Gli
autotrasportatori sono una categoria economica che, come tutte le altre, si
batte esclusivamente a proprio beneficio. Gli autotrasportatori, che già godono
di sconti sul prezzo del carburante, vogliono solamente migliorare la propria
condizione, ridurre i costi e massimizzare i profitti. Ma se
all’autotrasportatore accordo (con i soldi pubblici) una riduzione del costo
del carburante cosa succede? Se, come Stato, decido di investire (i soldi
pubblici) sulle infrastrutture stradali a scapito di quelle ferroviarie quali
sono le conseguenze? La risposta è molto semplice. Da un lato il trasporto
delle merci su gomma sarà più competitivo (non è un caso che il 90% delle merci
viaggi su gomma) rispetto a quello su ferro, pur avendo il primo dei costi
esterni, economici e sociali, (che nessuno, o quasi, si preoccupa di quantificare)
di gran lunga più elevati. Dall’altro lato si continuano ad avere dei prodotti
il cui costo reale (che dovrebbe essere comprensivo dei costi di trasporto) è
diverso da quello che si paga al supermercato. La differenza la paghiamo con la
fiscalità generale, ma non ce ne accorgiamo.
Dovremmo avere delle merci per le
quali si paga correttamente anche il trasporto e, in tal caso, sarebbe
sicuramente molto più costoso comprare un litro di acqua che viene
imbottigliata ad 800
chilometri rispetto a quella che viene imbottigliata a
50. E quest’ultima sarebbe comunque abbastanza costosa da indurre molti ad
optare per la più salubre (nella stragrande maggioranza dei casi) acqua di
rubinetto.
Sostenere le proteste degli
autotrasportatori rischia di diventare un inconsapevole sostegno ad un modello
economico e di consumo non più sostenibile. Ed è fuorviante guardare i servizi
sugli imprenditori del settore dell’autotrasporto costretti a licenziare perché
i camion non viaggiano più. Se il settore subirà una contrazione perché i
consumatori stanno finalmente scegliendo di comprare prodotti della filiera
corta (preferibilmente a km 0) sarà una grande vittoria. Il problema
occupazionale ovviamente ci dovrà preoccupare e bisognerà che le istituzioni se
ne facciano carico, ma non potrà essere usato come alibi per mantenere un
modello economico inadeguato. Altrimenti avremmo potuto continuare a produrre
eternit, che dava molta occupazione, ma con dei costi umani decisamente
inaccettabili.
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