Non mi piacciono le situazioni in
cui ogni affermazione possa essere accusata di strumentalizzazione. Però, così
come la catastrofe che ha messo in ginocchio la Liguria dovrebbe far riflettere
sui rischi derivanti dallo scriteriato utilizzo e consumo del territorio, il
drammatico incidente stradale che ha causato la morte di una persona in pieno
centro abitato, dovrebbe far riflettere sull’intrinseca insicurezza della
nostra mobilità. Una riflessione che dovrebbe servire a chi non si era mai
posto il problema, a chi il problema non lo vedeva pur avendone la
responsabilità, e un po’ anche a chi, inascoltato, il problema lo poneva da
tempo. Questo articolo l’ho scritto otto anni fa, in tempi non sospetti. Mi
sembra ancora attualissimo.
Sicurezza stradale: rassegnato fatalismo o
interventi concreti?
Non è facile
abitare in un paese, anche se piccolo come Labico, quando viene attraversato da
una strada "di scorrimento". Tutto diventa funzionale all'arteria
stradale e i comportamenti e le abitudini degli abitanti si adattano ad una
visione distorta e sbagliata del rapporto tra gli automobilisti (i padroni) e
gli altri utenti della strada (gli ospiti, spesso indesiderati). Esiste una
norma tanto nota quanto disapplicata del Codice della strada (articolo 40,
comma 11) che prevede che i conducenti diano la precedenza ai pedoni che
attraversano sulle strisce pedonali. Ebbene dubito che qualunque abitante di
Labico dotato di un normale istinto di sopravvivenza si arrischierebbe ad
attraversare la Casilina sulle strisce pedonali al sopraggiungere di qualche
automobile. E chiunque osasse azzardare nella migliore delle ipotesi verrebbe
insultato da un infastidito conducente costretto - quale insolenza - a
rallentare o addirittura a fermarsi per fare strada ad un semplice
"pedone". E così, per avere
una sensazione di maggiore sicurezza, gran parte di chi abita a poche decine di
metri dal centro del paese decide di utilizzare comunque l'automobile per recarsi
in "piazza", contribuendo - inconsapevolmente - ad alimentare una
perversa spirale che rende i pochi e coraggiosi pedoni rimasti ancor più
indifesi di fronte ai pericoli della strada. In altre città italiane alcune -
illuminate - amministrazioni hanno deciso di adottare provvedimenti finalizzati
a garantire una maggiore sicurezza per tutti gli utenti della strada. Si va
dalla progressiva pedonalizzazione dei centri urbani alla realizzazione di
percorsi protetti per pedoni e ciclisti, agli interventi di moderazione della
velocità, all'istituzione delle "zone 30", ossia le zone residenziali
nelle quali le automobili non possono superare i 30 chilometri orari.
Per quanto riguarda gli assi di attraversamento ci sono molte soluzioni che
possono essere adottate: dalle rotatorie alle "porte di ingresso" alla
separazione delle corsie per impedire i sorpassi, in modo da costringere
"fisicamente" gli automobilisti a ridurre la velocità. A Labico
non sembra che si intendano adottare soluzioni particolari. Un paio di anni fa
è stata allargata la sede stradale in prossimità del centro, con il conseguente
prevedibile aumento della velocità proprio nella zona abitata, ossia dove
bisognerebbe avere la massima cautela, mentre sono state installate delle
"bande rumorose", il cui effetto pratico è davvero molto vicino allo
zero. L'imminente adozione di un sistema elettronico di rilevazione delle
infrazioni potrà giovare indubbiamente alle casse comunali, ma non garantirà
agli abitanti del paese una maggiore sicurezza, visto che l'autovelox sarà
operativo presumibilmente solo qualche ora nei giorni feriali.
Concretamente
sarebbe possibile intervenire per rendere meno pericolosi i percorsi
"urbani" a Labico? Certo, la situazione di partenza è complessa ed è
difficile sperare in cambiamenti epocali, ma, con un po' di coraggio e un po'
di buona volontà è possibile fare qualche passo avanti. Gli interventi
strutturali più importanti dovrebbero avvenire sulla Casilina, in modo da
ottenere i seguenti risultati:
●
riduzione della velocità di attraversamento del
centro abitato;
●
realizzazione di percorsi sicuri per pedoni e
ciclisti per il raggiungimento del centro storico;
●
messa in sicurezza degli attraversamenti
pedonali;
●
installazione di dissuasori di sosta nei punti
di maggiore criticità.
Altri interventi
invece potrebbero essere di tipo "culturale" con l'obiettivo di
restituire alla strada una funzione sociale e di responsabilizzare gli utenti
della strada sui rischi - per sé e per gli altri - di comportamenti impropri
alla guida (non bisogna dimenticare che gli incidenti stradali sono la prima
causa di morte per i giovani sotto i 25 anni). In particolare potrebbe essere
utile introdurre corsi di educazione stradale responsabile nelle scuole. E,
sempre per quanto riguarda le scuole, bisognerebbe incentivare la realizzazione
di percorsi sicuri casa-scuola in modo da garantire ai bambini quell'autonomia
che stanno lentamente, ma inesorabilmente, perdendo. Inoltre non bisogna
dimenticare che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che molte
patologie infantili - tra cui l'obesità e l'asma bronchiale - dipendono dalla
sedentarietà forzata dei nostri bambini e dall'elevata concentrazione di
inquinanti che sono costretti a respirare. Ovviamente non tutti abitano ad una
distanza dalla scuola percorribile a piedi, ma sarebbe sufficiente chiudere al
traffico veicolare le strade in prossimità degli edifici scolastici nelle fasce
orarie di entrata e di uscita per consentire ai ragazzi di percorrere a piedi
(o in bicicletta) un tratto di strada, senza i pericoli, il rumore e lo smog causati
dalle automobili. Non sono sogni irrealizzabili, ma progetti che stanno
prendendo piede nelle scuole di molte città europee. Le scuole e le
amministrazioni che collaborano ai progetti sono collegate attraverso una rete
(schoolway.net) che consente loro di scambiare esperienze e consigli e terranno
a Roma proprio il 15 e 16 maggio prossimi una importante conferenza
internazionale sulla mobilità sostenibile casa-scuola. Chissà se i nostri
amministratori parteciperanno.
29 aprile 2003
29 aprile 2003