A quanto pare le nostre sensazioni sullo stato di salute della maggioranza erano più che fondate. Le divisioni interne sembrano ormai avere preso il sopravvento e all’interno del palazzo comunale si respira un’aria pesante. Il primo a farne le spese è stato Remo Di Stefano, assessore “multidelega” (bilancio e urbanistica) che sbatte la porta e se ne va proprio mentre le materie di sua competenza attraversano un momento cruciale: l’urbanistica con l’invio di una contestatissima variante al piano regolatore generale in Regione e il bilancio quando il consiglio comunale deve approvare il rendiconto dell’anno 2008. Nella discutibile prassi della politica labicana nulla si sarebbe voluto far trapelare rispetto ad un fatto molto grave per la compagine di governo. Qualcuno sostiene che siano in atto anche dei tentativi di ricomporre la frattura prima ancora che la cosa diventi ufficialmente di dominio pubblico. Noi ci auguriamo che non succeda, perché denoterebbe una intollerabile mancanza di serietà politica ed istituzionale da parte della maggioranza. Le dimissioni di un assessore non possono essere gestite come il capriccio di un bimbo che non vuole partecipare più al gioco con gli amichetti. Con un bimbo si parla e lo si convince a tornare sui suoi passi. Per un amministratore pubblico sarebbe a dir poco imbarazzante seguire una strada simile. Se c’è stato un grave elemento di disaccordo (al punto da rinunciare all’incarico) tra l’assessore dimissionario e l’indirizzo politico della giunta è giusto che il consiglio comunale e la cittadinanza ne vengano informati. Nei consessi regolati dai principi della democrazia le crisi di chi governa vanno portate nell’assemblea elettiva di riferimento. E le ragioni della crisi di una giunta comunale andrebbero illustrate in consiglio comunale, che è la sede istituzionale e pubblica dove ha – o almeno dovrebbe avere - luogo il dibattito politico a livello locale.
Noi possiamo solo cominciare ad avanzare delle ipotesi e a fare alcune considerazioni.
Intanto si registra un sostanziale indebolimento di Alfredo Galli, da molti considerato l’indiscusso leader della coalizione, il quale ha fatto di tutto per sottolineare il mantenimento del proprio ruolo a costo di mettere in discussione quello di chi attualmente ricopre la carica di Sindaco. Un Sindaco, Andrea Giordani, che in questi due anni ha visibilmente pagato il prezzo di una carriera politica vissuta all’ombra dell’ingombrante personalità del suo predecessore, ma che adesso non sembra più troppo disposto a svolgere il ruolo di comprimario. Se la politica si limitasse a questi scontri di potere ce ne staremmo volentieri alla finestra a guardare quello che succede, ma, per fortuna, il fine ultimo della politica è un altro: la gestione della cosa pubblica nell’interesse della collettività. Di questo noi siamo da sempre consapevoli ed è su questo che abbiamo costruito un buon lavoro come gruppo di opposizione. Un lavoro ripagato dall’apprezzamento dei tanti cittadini che ci ringraziano per il nostro continuo impegno in nome della trasparenza e della legalità. Peccato che così non sia per l’attuale maggioranza, talmente presa dalla propria resa dei conti interna, dall’aver dimenticato completamente la macchina amministrativa e l’attività consiliare.
E’ passato ormai più di un mese dall’ultimo consiglio comunale e non è dato sapere quando si terrà il prossimo. La ragione è piuttosto evidente: una maggioranza litigiosa e allo sbando, pressata dalle nostre continue richieste di chiarimento e di confronto, rischia di fare uscire allo scoperto tutte le sue contraddizioni, con effetti devastanti sulla stabilità della coalizione. E a quanto pare ormai l’unico collante della maggioranza non è tanto tra i singoli elementi che la compongono ma tra le loro terga e le poltrone che occupano, in alcuni casi da tempo immemore. Ed è questo l’elemento patologico di questa amministrazione, i cui esponenti sono ormai talmente ammaliati dal ruolo istituzionale da essere intimamente convinti che sia quello l’obiettivo, quando invece l’obiettivo – in una politica sana e irreprensibile – è quello della buona amministrazione a beneficio dei cittadini.
Il livello di confusione di questa maggioranza è tale da aver scambiato il fine (la buona amministrazione) con il mezzo (la “poltrona” di amministratore). E se il mezzo diventa il fine, tutti i mezzi rischiano di diventare leciti. In una perversa e machiavellica spirale di degrado amministrativo e istituzionale le cui deleterie conseguenze gravano sull’intera comunità labicana. Il primo – e al momento l’unico – atto di vera responsabilità nei confronti del paese che potrebbe compiere l’attuale giunta comunale è quello di lasciare il campo. Di danni ci sembra ne abbia fatti abbastanza.
La situazione della maggioranza è piuttosto strana. Proprio nel momento in cui la credibilità della coalizione aveva raggiunto il minimo storico succede qualcosa di paradossale. Il Sindaco – a cui vanno i nostri sinceri auguri – è costretto da problemi familiari a lasciare il campo. A qualcuno sta facendo comodo la sua assenza, in modo da poter continuare agevolmente a gestire la macchina amministrativa. I più maliziosi potrebbero sostenere che non cambi molto, ma in realtà cambia moltissimo.
Si può discutere a lungo su quanto davvero Giordani potesse decidere la linea politica dell’amministrazione, soprattutto nella materia in cui il suo alter ego, Galli, ha sempre dimostrato una certa “sensibilità”, ossia l’urbanistica, ma il ruolo politico di Giordani era chiaro e soprattutto veniva esercitato in particolar modo coordinando i lavori delle sedute consiliari. Sarà un caso, ma la nomina del presidente del consiglio comunale è avvenuta dopo oltre un anno e mezzo dalla sua istituzione. Qualcuno ricorderà la gran fretta con cui venne approvata la modifica dello Statuto, per poi lasciarla inattuata. Qualcosa nel Palazzo evidentemente era cambiato. In questo anno e mezzo abbiamo assistito ad un progressivo logoramento della compagine di governo locale e ad una continua perdita di credibilità. Li abbiamo incalzati su tutti gli argomenti e spesso e volentieri abbiamo messo in luce le tante contraddizioni di chi confonde la pubblica amministrazione con l’esercizio del potere. Diversi esponenti della maggioranza – spesso ignari quanto noi delle decisioni che venivano assunte dai maggiorenti e a cui si dovevano remissivamente allineare – hanno in più circostanze manifestato il proprio disagio per questa situazione, faticando non poco a vestire il ruolo di corresponsabili di scelte che passavano sopra le proprie teste. Le tante incongruenze di una variante al piano regolatore ritagliata su esigenze ben distanti dal benessere della collettività non aiutavano certo a mantenere la coesione di una maggioranza sempre più sfilacciata. In una situazione così ci si aspetta che i problemi personali del Sindaco finiscano con il danneggiare la stabilità dell’intera coalizione. Invece, ed è questo il paradosso, l’uscita di scena di Giordani – seppur temporanea – sembra produrre l’effetto opposto. In pratica Galli ripropone in modo meno ambiguo il proprio ruolo di tessitore e sia i portatori di più alte ambizioni sia i “maldipancisti” si sono dovuti rapidamente rimettere in riga.
Per l’opposizione non cambia molto. La nostra battaglia continuiamo a farla con grande chiarezza e trasparenza. Speriamo solo che l’assenza del Sindaco – abilmente strumentalizzata da alcuni esponenti della maggioranza - non diventi un ulteriore alibi per tutte le magagne dell’amministrazione, a cominciare dalle interrogazioni, per le quali lo Statuto prevede una risposta in consiglio comunale e che invece non siamo quasi mai riusciti ad avere. Così come sarà facile cercare di attribuire al Sindaco la responsabilità di questi due anni di mediocre amministrazione. Invece è successa una cosa molto semplice: con un grande lavoro, con un grande impegno, fatto con passione e competenza, un’opposizione compatta e tenace è riuscita in un’operazione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: scardinare il “sistema”. E, si sa, quando si rompe un meccanismo i primi a saltare sono gli anelli deboli.