17 giugno 2014

Casilina: professione pericolo

Cammino distrattamente sul marciapiede che costeggia via Casilina. Alzo gli occhi e vedo sul marciapiede di fronte una giovane mamma con un passeggino. E’ ferma e probabilmente sta aspettando qualcuno.  E’ comprensibilmente tranquilla. E’ sul marciapiede di un tratto urbano e non dovrebbe avere ragione di preoccuparsi. Probabilmente non ha fatto caso alle decine di frammenti dell’automobile che nemmeno 24 ore prima si era andata a schiantare esattamente nel punto in cui è lei. Già, perché venerdì 13 giugno la via Casilina è stata teatro dell’ennesimo incidente stradale, in piena zona urbana e in prossimità delle strisce pedonali (peraltro invisibili, come dimostra chiaramente la foto) che quotidianamente decine di bambini attraversano per recarsi a scuola. Mi chiedo perché siamo così rassegnati a considerare una fatalità episodi come questo e mi chiedo quali siano le cause, sia della rassegnazione sia degli incidenti.
Le cause sono molteplici. In primo luogo c’è una subcultura dell’automobile, dalla quale non riusciamo a liberarci. L’automobile è diventata non solo il mezzo di trasporto irrinunciabile, anche in circostanze in cui le alternative sarebbero ragionevoli, ma è anche e soprattutto uno strumento di affermazione sociale del quale trascuriamo le potenzialità distruttive. L’automobile è un’arma che uccide ogni anno migliaia di persone, che noi utilizziamo con troppa superficialità, salvo poi attribuire al fato terribili disgrazie. In secondo luogo c’e l’incultura dei pubblici amministratori, incapaci di farsi carico davvero dei problemi di sicurezza legati alla mobilità. Autovelox che vengono installati col solo obiettivo di fare cassa e che quindi si disinteressano della riduzione dei pericoli sulle strade. Non è un caso che a Labico nessuno si sia preoccupato di realizzare sistemi passivi per la riduzione della velocità o per impedire i sorpassi all’interno dell’area urbana. Se si fosse fatto, il bilancio comunale avrebbe avuto un’importante entrata in meno. E così si sono perse importanti occasioni, possibili finanziamenti, progetti funzionali. L’ultimo intervento è stato realizzato una dozzina di anni fa, ampliando in modo insensato la sede stradale. Ricordo che qualcuno provò a fare presente al sindaco dell’epoca (lo stesso di adesso, peraltro) che l’intervento sarebbe costato molti soldi pubblici, ma che sarebbe aumentata l’insicurezza intrinseca della strada, perché l’allargamento della carreggiata aumenta la propensione degli automobilisti a velocità non compatibili con l’ingresso nell’area urbana. Gli si disse che forse, a parità di costo, sarebbe stato meglio, ad esempio, prevedere la realizzazione di una rotatoria. Il sindaco replicò ostentando grande autorevolezza – forte della sua totale incompetenza in qualsiasi materia, ma con’evidente eccellenza in quella della sicurezza stradale – e affermando che la rotatoria su una strada come la Casilina “non si poteva assolutamente fare”. Nel giro di pochi anni le rotatorie sono spuntate come funghi e adesso è il sindaco stesso a prometterle. Pochi anni dopo, sempre sulla Casilina, hanno rifatto i marciapiedi. Per insondabili ragioni in alcuni punti il marciapiede altro non è che la prosecuzione della sede stradale e gli automobilisti lo invadono con allegra disinvoltura, mettendo a repentaglio l’incolumità di chi vorrebbe percorrerlo con il mezzo più consono: i piedi. Evidentemente, anche in questo caso siamo vittime di una mentalità ottusa, secondo la quale quello che conta sono esclusivamente le automobili e non ci si preoccupa minimamente né del fatto che qualcuno potrebbe – per bisogno o per scelta – avere esigenze diverse di mobilità né, tantomeno, della necessità di spingere, in qualità di amministratori, verso forme di mobilità sostenibile. D’altronde è difficile sperare che un sindaco incapace di percorrere a piedi i 400 metri che separano casa sua dalla sede comunale, riesca semplicemente ad immaginare che esistano altre forme di locomozione oltre al suo SUV.
Visto che si parla di Casilina, provo a dare una risposta anche al segretario del PD locale, Benedetto Paris, che sembra ripercorrere con sempre maggiore convinzione la “cifra” politica dei suoi avversari locali (un po' meno a livello nazionale) e dimostra una certa allergia alle critiche, alle quali risponde con un attacco scomposto in cui mi addita come: ipocrita, illazionista, in malafede, disinformato ed egocentrico (ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa).
Confermo la mia tesi, ossia che non bisognerebbe confondere un vero e proprio “dovere” amministrativo di un ente come la Regione, la quale è tenuta a garantire la corretta manutenzione e la messa in sicurezza di una strada come la Casilina con l’azione politica, sulla quale è legittimo orientare le scelte strategico-programmatiche. In un paese normale bisognerebbe scandalizzarsi per il fatto che su una strada così importante ci sono due tratti che vengono percorsi a senso unico alternato per il progressivo deterioramento della sede stradale dovuto all’incuria e la Regione dovrebbe correre rapidamente ai ripari e, al limite, scusarsi per i disagi e per i ritardi. Mentre, guarda caso proprio durante la campagna elettorale per le europee, ho registrato un entusiasmo decisamente eccessivo per una semplice “dichiarazione di buoni propositi” sulla sistemazione della strada.
Ben diverse sono le scelte strategiche che la Regione deve fare in tema di programmazione infrastrutturale, mobilità sostenibile, mobilità ferroviaria, governo del territorio, ecc. sulle quali non si chiedono certo raccomandazioni, ma si indicano delle priorità e delle linee di azione. Io, ad esempio, sono per la promozione della mobilità sostenibile e in quest’ottica ho sempre cercato di muovermi per il potenziamento del trasporto ferroviario (tra l’altro non mi risulta di aver convocato conferenze stampa o come si vogliano chiamare in quella circostanza), per una pianificazione territoriale più equilibrata e per contenere il consumo del suolo e per scelte infrastrutturali che non deturpino l’ambiente e il territorio (come, ad esempio, la devastante bretella Cisterna-Valmontone). Mi stupisce davvero che si metta sullo stesso piano questo ambito d’azione con banali doveri di gestione amministrativa.

Infine, inviterei Benedetto ad un approccio un po’ meno astioso. Ribadisco e rivendico il mio diritto ad esprimere il mio pensiero, anche quando suona come una critica (su questo ho dalla mia la Costituzione, almeno finché non verrà stravolta). Tra l’altro – così giusto per correggere un’inesattezza, certamente involontaria – non ho inviato a nessuno le mie riflessioni e le ho solamente pubblicate sul mio blog. Comunque nessun problema: l’illazionista rimango io.

Alle colonne d'Ercole

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La mia ultima avventura